50 anni fa - la luna

Aperto da it9acj, 19 Luglio 2019, 18:42:32

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kz

#50
ma 'sto Usher era quello che gli crollò la casa?


Marco De Caprios

Boh !? So solo che il famoso e celebrato I. Newton (quello della mela  [emoji1] ) fece di suo un conto che si discostò solo di 4 anni...

it9acj

mi è venuto il mal di testa solo a capire e a leggerlo..

Quando la luce è attratta da un buco nero, la sua velocità cambia? La forza di gravità del buco nero la può accelerare?

INTRODUZIONE

La domanda è:

    Quando la luce è attratta da un buco nero, la sua velocità cambia? La forza di gravità del buco nero la può accelerare?

Le risposte in anteprima alle due domande sono le seguenti:

    Sì, vista dalla Terra la velocità di propagazione della luce cambia eccome per effetto della gravità sviluppata dal buco nero!
    No, visto dalla Terra, l'effetto gravitazionale del buco nero, per quanto sembri strano, è quello di rallentare la luce sino a un suo arresto completo!
La domanda posta rientra a pieno titolo nel dominio della Relatività di Einstein. Una risposta dettagliata richiederebbe una trattazione matematica piuttosto spinta. Non sono un super-tecnico dei corrispondenti calcoli, ma la risposta può ottenersi in base a molti studi relativistici sul comportamento della luce nei campi gravitazionali. Come al solito, l'importante è attenersi ai principi portanti.
Mi sono sforzato qui di fornire una spiegazione molto semplificata che si richiama a quei lavori, omettendo il carico maggiore dell'apparato matematico ed evidenziando i concetti relativistici del caso. Credo che il mio testo divulgativo risulti infine abbastanza agevole da leggere, per quanto non sia breve. Diciamo che siamo al livello 2 su una scala di 3 gradi.
Le due risposte date al momento qui su Quora in italiano non sono risolutive e, anzi, le ritengo errate. Il guaio è che non entrano nel merito di considerazioni relativistiche attinenti il punto di vista dell'osservatore. Si tratta di un fattore cruciale che in questi casi non può in alcun caso essere trascurato. Anche su Quora in inglese vi sono risposte simili non confacenti. Sussiste in questo contesto una questione che va chiarita. La espongo con la sottostante domanda e la corrispettiva risposta.
    La velocità della luce può ritenersi ovunque costante se valutata da sistemi di riferimento intensamente accelerati o sottoposti a forte gravità?
    La risposta, contrariamente a quanto molti si aspettano, è: NO! La velocità della luce può in effetti variare in funzione dell'osservatore accelerato o sottoposto a gravità.
Questa considerazione non è molto conosciuta tra i profani (nemmeno io ne sapevo molto sino a pochi anni fa), ma risulta ormai da tempo assodata in molte trattazioni della Relatività. Essa dovrebbe far riflettere sull'invarianza che ha dato l'avvio a tutto il lavoro einsteiniano fin dai primi anni del XX secolo.
La velocità della luce è notoriamente assunta come una costante di natura. Si tratta però di un'invarianza il cui dominio di validità molto spesso non viene correttamente inquadrato. Nella Relatività è tutta una questione di inquadrare correttamente i fenomeni, tenendo conto del proprio punto di vista. In particolar modo, diversi equivoci nascono in presenza di curvature spazio-temporali pronunciate, proprio come quelle che si producono intorno a un buco nero.
Il quesito posto riguarda la Relatività Generale (RG), la teoria che ci spiega come l'energia nelle sue varie forme possa produrre gravità e incurvare lo spazio-tempo quadridimensionale (coordinate x
, y, z, t
). Per venire coerentemente e in meno passi possibili a capo della faccenda conviene però dapprima passare velocemente per la Relatività Ristretta (RR). In effetti, in questo ambito l'invarianza della velocità della luce ha un carattere più semplice rispetto a quello che si delinea nella più complessa RG.
L'INVARIANTE RELATIVISTICO

Che la luce si propaghi a velocità costante c

= 299 792 458 m/s è un dato sperimentale desunto da alcune sperimentazioni condotte alla fine del XIX secolo delle quali l'esperimento di Michelson e Morley del 1887 fu quello che tagliò la testa al toro. Esso, decretò la caduta del concetto di 'etere', inteso come mezzo di propagazione delle onde elettromagnetiche. Il valore velocistico costante e assoluto della luce, ovvero indipendente dal punto di vista, venne assunto poi da Einstein come postulato nella RR.

Va a questo punto attentamente osservato che questa teoria riguarda solo ed esclusivamente osservatori inerziali, ossia osservatori che si muovano di moto rettilineo uniforme uno rispetto all'altro, proprio come fanno i corpi non sottoposti a forze i quali traslano nello spazio e nel corso del tempo solo per inerzia.

Dal presupposto c=cost
discende nella RR la contrazione delle distanze e la dilatazione dei tempi, così come illustrato dalle famose 'traformazioni di Lorentz'. A questo riguardo va presa nota di un concetto fondamentale: l'invariante relativistico. Esso è nella RR un mix di tempo e spazio rilevato da ognuno di due osservatori inerziali e che risulta uguale per entrambi, non importa quale sia la loro velocità relativa, purché costante. Riporto l'invariante relativistico qui sotto, senza esplicitarlo nelle quattro coordinate x, y, z e t

, per maggiore semplicità:

(cT)2−L2=(cT′)2−L′2

Nell'equazione:

T
e T′

sono i tempi rilevati dai due osservatori inerziali; i tempi si dilatano.

L
e L′

le distanze rilevate in direzione del moto dai due osservatori inerziali; le distanze si accorciano.

L'invariante relativistico nello spazio quadridimensionale della RR ci racconta chiaramente che le distanze L
e L′lungo la direzione del moto relativo e i tempi T e T′valutati da due osservatori inerziali obbediscono a una relazione caratteristica. In sostanza, le distanze e i tempi registrati nei due sistemi di riferimento possono divergere tra loro, in grado anche consistente se le velocità relative sono frazioni significative di quella c

della luce; tuttavia, ecco il punto, una certa composizione matematica di tempi e distanze è un valore uguale per tutti gli osservatori.

Abbiamo a che fare con una grandezza matematica invariante che si aggiunge alla velocità della luce. Essa discende anzi dal fatto che c

è uguale per tutti gli osservatori inerziali, ne è una conseguenza diretta. L'invariante relativistico è un riferimento fondamentale nella RR e permette in sostanza di 'fare quadrare i conti', cioè di conciliare le differenti misure effettuate dagli osservatori con ideali righelli e orologi. Così, ognuno può sapere cosa vede l'altro in base a quello che vede lui; ognuno può passare dai propri strumenti di misura a quelli dell'altro. Ma che dire nel caso di osservatori non inerziali? Qui non sussiste più un 'comodo' invariante relativistico. Ecco che dobbiamo passare alla RG.

La RG si occupa di sistemi accelerati, equiparandoli a osservatori sottoposti all'azione di un campo gravitazionale uniforme. Tale equipollenza tra gravità e accelerazione è assunta da Einstein come un nuovo postulato (principio di equivalenza). Per intenderci, in una cabina ferma sulla Terra o in una nello spazio siderale che acceleri con valore g
= 9,81 m/s2 l'occupante interno segna su una bilancia lo stesso peso. Da questo postulato, opportunamente elaborato, Einstein giunge alla conclusione che la gravità, di cui le masse-energie sono la sorgente, possa deformare lo spazio in tre direzioni e dilatare il tempo. Abbiamo cioè una curvatura dello spazio-tempo quadridimensionale (x, y, z, t

).

PERCORSI LUMINOSI INCURVATI

Osservatori non inerziali sono chiaramente quelli posti in prossimità di un buco nero e sottoposti alla sua intensa gravità, capace d'incurvare sensibilmente lo spazio-tempo. In prossimità di un buco nero il tragitto della luce viene deviato, il che - si noti bene - lascia intendere che la velocità della luce subisca una variazione (la velocità è infatti un vettore) e che dunque non sia più costante.

Dobbiamo quindi ammettere che il postulato della RR non sia più valido nella RG? Niente affatto. Dobbiamo ricordare una volta di più che non possiamo prescindere nella RG da come si misuri la velocità della luce, ossia dall'osservatore e da dove questi è collocato. Non possiamo cioè non tenere conto del punto di vista. Se non facciamo mente locale a questa circostanza finiamo per equivocare completamente le notevolissime risultanze che ci può offrire la RG.

Per capire teniamo intanto presente che l'incurvamento della traiettoria luminosa è riscontrato da un osservatore inerziale molto lontano dal buco nero e quindi non più soggetto in modo significativo alla sua gravità. Per esempio, noi terrestri possiamo considerarci collocati in una regione a gravità trascurabile rispetto a quella che può sviluppare un intero ammasso di galassie (come per esempio, il cluster Abell 218). Così, la luce di un lontanissimo corpo celeste (per esempio, una galassia dietro Abell 218) può essere incurvata dall'ammasso e giungere a noi con un effetto di lente gravitazionale: vediamo la galassia remota ingrandita.

Nell'immagine qui sotto la schematizzazione dell'effetto di lente gravitazionale. Al posto dell'ammasso di galassie potremmo pensare che ci fosse un enorme buco nero, l'effetto sarebbe analogo. Si notano i raggi luminosi della galassia remota che vengono piegati dall'ammasso. Quelli segnati in arancione provocano sulla Terra l'effetto di lente gravitazionale.

Perché possiamo dunque dire che lo spazio s'incurva? Bé, perché la luce segue un tracciato curvilineo. Il fenomeno della lente gravitazionale non fa che confermarlo e quindi corroborare la RG. In sostanza, dobbiamo inferirire che non è la luce a incurvarsi; è lo spazio in cui essa si propaga a farlo. La luce segue sempre il percorso più breve nello spazio dato, segue cioè delle linee geodetiche (per capire meglio il concetto di geodetica: Risposta di Roberto Weitnauer a Come si comporta la gravità in un universo curvo? Segue la curvatura o dirige la sua influenza in linea retta verso le masse circostanti? Insomma, la gravità agisce in linea retta o può essere deviata?). Così, quando una linea-luce è incurvata sappiamo che delle masse-energie hanno distorto lo spazio-tempo in cui la luce si propaga, seguendo sempre tragitti 'dritti', ossia di minima distanza. Ricordiamo dunque:

    La luce prosegue sempre in linea retta e a velocità c

    rispetto allo spazio che attraversa.

Noi terrestri osserviamo i raggi luminosi da una regione di spazio abbastanza piatta, dopo che i raggi stessi hanno attraversato una regione che invece è sensibilmente distorta. Insomma, è il fatto stesso di osservare da una regione non incurvata a farci inferire che tra noi e la galassia s'interpone invece una regione incurvata. Dentro quest'ultima lo spazio sarebbe rilevato in modo difefrente da come lo vediamo dalla Terra. Idem per il tempo. Dobbiamo tenere conto di queste circostanze. Nella RR il problema non si pone, giacché lo spazio-tempo è ovunque piatto.

    Da una regione a geometria spazio-temporale piatta la luce sembra incurvarsi in regioni lontane a gravità intensa; non è però la luce a incurvarsi, è lo spazio a farlo rispetto ai riferimenti dello spazio piatto.

LA 'LOCALITÀ' DELL'OSSERVATORE

A questo punto conviene fare due osservazioni fondamentali:

    Per ogni osservatore non inerziale lo spazio locale è sempre piatto e la luce prosegue in esso a velocità caratteristica c

in linea retta.
Per ogni osservatore inerziale lo spazio è piatto ovunque, non solo localmente; e la luce prosegue ovunque a velocità c

    caratteristica.

Risulta molto importante apprezzare l'aggettivo 'locale'. Oltre agli immediati dintorni del punto di osservazione l'invarianza della velocità della luce può cessare di valere per un osservatore non inerziale. Ciò accade perché le coordinate ortogonali cartesiane (o altro sistema di coordinate fisse) del sistema di riferimento non vanno più bene per le porzioni di spazio adiacenti e più lontane. Soltanto per l'osservatore inerziale tale invarianza può essere estesa su vaste regioni. Nella RR lo spazio infatti non s'incurva, può solo omogeneamente contrarsi in una direzione (si dice che è pseudo-euclideo), restando però complessivamente piatto.

Gli osservatori inerziali hanno così tutti quanti in comune il comodissimo strumento matematico dell'invariante relativistico, non importa come si muovano e quanto distanti siano uno dall'altro. In un certo senso, esso è un accorgimento geometrico per aggiustare il mondo visto da un osservatore, adeguandolo a quello rilevato da un altro. Per gli osservatori non inerziali l'invariante realtivistico vale invece solo localmente, a brevissima distanza, al limite in un dintorno infinitesimale del loro punto di vista. Quindi, in buona sostanza esso non serve per fare confronti su regioni più ampie.

Passare da un osservatore non inerziale a un altro più distante potrebbe dunque essere una faccenda molto ostica in presenza di curvature sostenute. Come abbiamo visto, nella RG lo spazio-tempo si può deformare in tutte e quattro le dimensioni (x
, y, z, t

), il che complica la faccenda rispetto alla RR in cui una sola dimensione spaziale si accorcia e la dimensione temporale si dilata.

Per chiarire ulteriormente, riprendiamo una precedente considerazione. Abbiamo stabilito che la luce prosegue sempre in linea retta rispetto allo spazio. Il concetto di geodetica si può insomma tradurre, affermando che la curvatura 'non è vista' dalla luce. Se ci mettiamo idealmente nell'ottica di un fotone con un sistema di riferimento cartesiano centrato in esso, ebbene possiamo dire che nel dintorno infinitesimale di ogni punto del suo percorso lo spazio è piatto. Tuttavia, passando da un punto all'altro, lo spazio locale è piatto in modo diverso. Ogni successivo punto richiede quindi un nuovo sistema di riferimento, leggermente diverso dal precedente. Punto dopo punto prende corpo una curvatura. Non può sussistere un unico sistema di riferimento cartesiano per contemplarla, giacché questo dovrebbe possedere assi deformati.

Nell'immagine sottostante, dal punto di vista della piccolissima formica che cammina su uno spazio bidimensionali incurvato lo spazio apapre localmente piatto. Se però una formica usasse i propri riferimenti metrici per valutare quello che vede una formica distante otterrebbe un quadro distroto della realtà.

STANDARD METRICI DIFFERENTI

Va ora aggiunta un'altra considerazione a questo riguardo. Se è vero che l'osservatore sulla Terra risulta approssimativamente inerziale, è altrettanto vero che ciò vale solo per le rilevazioni ch'egli può compiere dove lo spazio-tempo che esamina risulta abbastanza piatto. Questa condizione non è però verificata per la regione lontana che sta intorno a un buco nero la quale risulta sensibilmente distorta.

In altre parole, se l'osservatore inerziale estrapolasse a quella regione le regole che usa per lo spazio-tempo piatto in cui si trova otterrebbe risultanze errate sia rigaurdo i tempi che le distanze. Infatti, gli assi (x
, y, z, t

) del suo sistema di riferimento sono ovunque dritti. Dove essi arrivano alla regione incurvata si producono quindi delle divergenze nelle misure.

L'immagine umoristica sottostante rappresenta emblematicamente la difficoltà di conciliare le misure valide nello spazio-tempo piatto con quelle che si ricavano, stando nello spazio-tempo incurvato.

Qui sotto un'esemplificazione bidimensionale della curvatura spazio-temporale causata da un buco nero. La metrica è ovunque piatta e costituisce il riferimento consueto per gli osservatori inerziali. Tuttavia, in una regione remota il sistema di riferimento dell'osservatore inerziale non si adatta alle condizioni vigenti in prossimità del buco nero.

Tutto ciò ha conseguenze drastiche. Possiamo supporre che l'osservatore collocato in prossimità del buco nero sia partito dalla Terra con gli stessi strumenti di misura che utilizziamo noi che siamo rimasti a casa. Tuttavia, accade che in prossimità del buco nero, dove la luce viene sensibilmente incurvata, quello che localmente è un metro e un secondo non corrispinda a un metro e un secondo sulla Terra. Questo è come dire che i righelli e gli orologi per l'osservatore non inerziale non sono più gli stessi! Ci troviamo insomma al cospetto di un problema di standard diversi.

L'EQUAZIONE DI CAMPO DI EINSTEIN

Nella RG non possiamo dunque conciliare le diverse rilevazioni di distanze e tempi con qualche invariante relativistico, come possiamo invece fare nella RR. Per stabilire confronti reciproci e concordare sulla realtà osservata bisognerebbe integrare l'equazione relativistica generale del campo gravitazionale di Einstein che ci dice come lo spazio-tempo s'incurvi punto per punto in presenza della materia e delle sue espressioni energetiche. L'equazione di campo è nella RG l'unico riferimento invariante che possono condividere i vari osservatori non inerziali o anche gli osservatori inerziali con gli osservatori non inerziali.

Qui sotto la storica equazione di campo di Einstein. Essa descrive la curvatura posseduta dallo spazio-tempo in ogni suo punto, definito da quattro coordinate spazio-temporali: 3 coordinate spaziali e una temporale: x
, y, z, t

(non si entra nei dettagli). A questa espressione Einstein avrebbe successivamante aggiunto una costante cosmologica per tenere conto dell'espansione dell'universo.

Rμϑ−12gμϑR=8πGc4Tμϑ

Per completezza, la parte sinistra dell'equazione esprime la curvatura (Rμϑ
è il tensore di Ricci e R la curvatura scalare). In particolare, gμϑ è il tensore metrico che stabilisce l'incognita del problema. Esso ci dice come calcolare la distanza tra due punti di un certo spazio. In sostanza, esso ci fa sapere come in ogni punto la metrica si allarga, si restringe o si deforma (per effetto della materia-energia che provoca curvatura). La parte destra riflette invece la presenza di materia con le sue espressioni energetiche, di quantità di moto e gravitazionali (G è la costante gravitazionale universale, c la velocità della luce, Tμϑ

il tensore dell'energia e della quantità di moto).

Tuttavia, c'è qui un problema non da poco. L'equazione di campo di Einstein è infatti alquanto complessa. Essa traduce un sistema di ben dieci equazioni differenziali, per giunta non lineari. La sua risoluzione è in molti casi una faccenda davvero ostica. Esistono delle soluzioni, ma queste riguardano condizioni alquanto semplificate. Un'integrazione generale in termini finiti non sembra essere possibile. Questo significa che nel caso generale noi dalla Terra non possiamo risalire con i calcoli a come un osservatore sottoposto all'azione intensa di vari campi gravitazionali rilevi le distanze e il tempo. Possiamo solo scorgere fenomeni come, ad esempio, la citata lente gravitazionale.

L'ORIZZONTE DEGLI EVENTI

Se potessimo risolvere l'equazione di campo sapremmo come la gravità presente nell'universo incurvi lo spazio-tempo rispetto al nostro sistema di riferimento. Avremmo cioè una rappresentazione completa della metrica dello spazio-tempo, quale possiamo ottenere facilmente nella RR per osservatori inerziali. Se tuttavia ci rifacciamo a una delle semplificazioni cui si accennava in precedenza possiamo ricavare qualche indicazione relativamante al nostro caso del buco nero. Esiste in effetti un'ipotesi semplificatrice che pone il tessuto spazio-temporale come vuoto, salvo una massa statica a simmetria sferica. La relativa trattazione fu pubblicata un anno dopo la RG, nel 1916, ad opera dell'astrofisico tedesco Karl Schwarzschild. Si tratta di un riferimento importante ai nostri fini.

Furono proprio i calcoli di Schwarzschild condotti con queste semplificazioni a condurre alla congettura dei buchi neri. Stiamo dunque parlando di una scoperta teorica (proprio come quella di Einstein), non di un'ipotesi derivata da osservazioni astrofisiche. Nella fattispecie, Schwarzschild mise in mostra l'esistenza di un orizzonte degli eventi, cioè di un confine sferico intorno al buco nero, superato il quale nulla più sarebbe potuto sfuggire alla straordinaria gravità sviluppata, nemmeno la luce.

Qui sotto, i raggi luminosi che intercettano con un'angolazione qualsiasi l'orizzonte degli eventi vengono inesorabilmente catturati dal buco nero. Gli altri vengono solo deviati dalla potente azione gravitazionale che incurva lo spazio-tempo.

Il calcolo del raggio di Schwarzschild che traccia l'orizzonte degli eventi è abbastanza semplice. La velocità di fuga iniziale per un corpo che abbandoni un pianeta di raggio r
e massa M

senza più farvi ritorno, ovvero perdendosi indefinitamente lontano nel campo gravitazionale, è data in meccanica classica dall'espressione:

v=2MGr−−−−√

Se immaginiamo che la massa M
sia tutta concentrata in un buco nero e sostituiamo la velocità v con c, otteniamo per il raggio r

un valore speciale:

rs=2GMc2

(G
: costante gravitazionale; M: massa del buco nero; c

: velocità della luce)

Per fare un esempio, se il nostro Sole, che ha un raggio di circa 720.000 km, implodesse in un buco nero, il suo raggio di Schwarzschild sarebbe pari a soli 3 km circa. Nel caso di astri consueti il raggio di Schwarzschild è sempre all'interno del corpo celeste, quindi la luce irradiata dalla superficie è libera di solcare l'ambiente cosmico circostante. Lo stesso vale anche per le stelle di neutroni che sono superdense. Il raggio di Schwarzschild può giungere nell'ambiente libero solo in poche evenienze:

    La luce può essere catturata solo da grandi stelle che collassano, da centri di galassie o da buchi neri.

IL DRASTICO RALLENTAMENTO DELLA LUCE

Con le se semplificazioni poste da Schwarzschild è possibile ora risolvere la fondamentale equazione di campo di Einstein di cui si diceva prima. Si ottiene cioè la metrica dello spazio-tempo intorno al buco nero, così come essa viene colta da un osservatore posto a distanza infinita dalla sorgente gravitazionale (metrica di Schwarzschild: Spazio-tempo di Schwarzschild - Wikipedia). Tuttavia, visto che la deformazione spazio-temporale tende velocemente a diminuire allontanandosi dal buco, possiamo ammettere che le conclusioni valgano anche per osservatori posti a una distanza finita dall'orizzonte degli eventi, purché sufficiente a non considerali immersi in regioni ancora fortemente incurvate.

Un'altra semplificazione su cui possiamo fare conto, senza togliere generalità alle conclusioni ottenibili, è quella che ci porta a supporre che il raggio di luce si propaghi in modo rettilineo verso il buco nero, cioè in direzione perpendicolare all'orizzonte degli eventi. Omettendo i calcoli (che possono però essere desunti, ad esempio, da qui: Speed of light in a gravitational field?), si arriva alla valutazione che c'interessa: l'andamento del modulo della velocità della luce.

Qui sotto il diagramma ricavato in funzione della metrica di Schwarzschild:

Nel diagramma le ordinate v/c
indicano la velocità della luce rispetto al valore cmassimo, quello rilevato da un osservatore inerziale in uno spazio-tempo piatto. Le ascisse indicano con r/rs la distanza dal buco nero rispetto al raggio di Schwarzschild dell'orizzonte degli eventi. Come si nota, la gravità rallenta la luce fin dall'ingresso della regione d'influenza del buco nero. A una distanza pari a 10 volte il raggio di Schwarzschild rs la luce si propaga al 90% di c. La velocità della luce, quindi, non solo è un vettore che può cambiare direzione; esso può anche cambiare modulo. Ricordiamo sempre, però, che rispetto allo spazio la luce avanza a velocità c

e in linea retta. La curvatura luminosa è un effetto valutato da lontano, da uno spazio-tempo piatto.

Ricordato dunque quanto sopra, continuiamo a esaminare il diagramma. In effetti, se ne vedono delle belle. Notiamo che, man mano che il raggio si avvicina al buco nero, il suo fronte decelera ulteriormente, sino ad arrestarsi completamente sull'orizzonte degli eventi! In sostanza, la luce non giunge mai a quel limite, non in un tempo finito! Il grafico vale all'inverso anche per raggi di luce uscenti da un limite appena superiore a quello dell'orizzonte degli eventi. La velocità è zero al confine e crescente allontanandosi da esso.

Ricordiamo una volta di più che questa rappresentazione vale per tutti gli osservatori che si possono considerare sufficientemente lontani dalle regioni a forte distorsione. Ma come rilevano l'intera faccenda gli osservatori che si trovano invece sottoposti all'intensa gravità del buco nero? Non è possibile fornire una risposta chiara per i motivi già esposti, ossia perché l'integrazione dell'equazione di campo di Einstein non è possibile nel caso generale. La semplificazione offerta dalla metrica di Schwarzschild, da parte sua, non vale per osservatori immersi in regioni di spazio-tempo fortemente incurvate. Possiamo comunque supporre per logica che la condizione sia analoga a quella appena mostrata, solo meno accentuata.

UN'ASTRONAVE IN CADUTA LIBERA DENTRO UN BUCO NERO

Risulta interessante considerare come apparirebbe la realtà, qualora osservata dagli occupanti di una navicella spaziale che si tuffasse in caduta libera verso il buco nero. Sorvoliamo sul fatto che un'esperienza del genere sarebbe fisicamente devastante, giacché gli effetti di marea, cioè le enormi differenze di gravità tra prua e prora, distruggerebbero la navicella; gli stessi occupanti verrebbero letteralmente 'spaghettificati'. Se prescindiamo da queste poco piacevoli evenienze dobbiamo ricordare una circostanza essenziale: per ogni osservatore non inerziale la luce prosegue in linea retta e a velocità c

localmente, cioè negli immediati dintorni del suo punto di vista.

Per ogni osservatore non inerziale, e dunque per gli occupanti della navicella, lo spazio locale è piatto e il tempo scorre in modo regolare rispetto agli strumenti di misura (righelli e orologi) che si è portato appresso dalla Terra. Quegli standard in prossimità del buco nero divergono sempre più da quelli terrestri, ma gli astronauti non se ne accorgono minimamente. Dentro la navicella un metro resta un metro e un secondo resta un secondo. Questo significa che i tempi di percorrenza verso il buco nero sono differenti da quelli valutati dalla Terra.

Per la navicella vale una dinamica analoga a quella del raggio di luce che abbiamo esaminato con la metrica di Schwarzschild. Così, man mano che l'astronave si avvicina al buco nero, essa rallenta sempre di più per gli osservatori terrestri. Gli astronauti, invece, non si accorgono di alcun rallentamento, anzi si sentono accelerati violentemente verso il buco nero. Spaghettificazione a parte, costoro rilevano un tempo finito per raggiungere l'orizzonte degli eventi. Quando lo sorpassano non sperimentano nulla di particolare. Ecco dunque le diversità dei punti di vista:

    Gli osservatori terrestri vedono che la navicella rallenta sempre di più e tende asintoticamante a velocità zero in corrispondenza dell'orizzonte degli eventi, raggiungibile solo dopo un tempo infinito.
    Gli astronauti percepiscono un'accelerazione sempre maggiore, arrivano in un tempo finito all'orizzonte degli eventi e lo superano infine senza particolari fenomeni concomitanti.

LE LEGGI DI NATURA ASSOLUTE

Un'ultima considerazione è doverosa. In tutte le relatività della fisica, da quella di Galileo alle due di Einstein, vale un principio fondamentale:
    Madre Natura è la medesima in tutti i sistemi di riferimento, inerziali o non inerziali. Possono cambiare le misure relative ai fenomeni osservati, ma non le leggi fisiche che le collegano.
L'esempio della navicella sembra di primo acchito violare questo principio. Infatti, dal punto di vista della Terra l'astronave in caduta non raggiunge mai l'orizzonte degli eventi, mentre dal punto di vista degli astronauti l'orizzonte degli eventi viene scavalcato in un tempo finito. Pare di essere di fronte a due distinte realtà. Tuttavia, la realtà è sempre la stessa, solo che viene rilevata diversamente.
Il fatto che gli osservatori terrestri non rilevino mai che l'astronave attraversi l'orizzonte degli eventi del buco nero non significa che quell'evento non si produca. Dobbiamo però ammettere che la relatività dei punti di vista giunga qui a un'estremo tale da impedire agli osservatori terrestri di cogliere il fenomeno dell'attraversamento, non importa quanto tempo abbiano a disposizione.
In effetti, non si può dire che gli osservatori terrestri vedano un accadimento diverso dall'attraversamento del suddetto confine. Questo potrebbe essere, ad esempio, la sparizione dell'astronave o il suo improvviso dietro-front. In tal caso avremmo una violazione del principio di assolutezza delle leggi naturali. Tuttavia, gli osservatori terrestri semplicemente non riescono a rilevare un evento che invece rimarcano gli astronauti. È differente.

Marco De Caprios

Interessantissimo, ma questa é roba da leggere a puntate...

inviato Redmi S2 using rogerKapp mobile



rosco

OT per OT ;-)
Citazione di: it9acj il 23 Luglio 2019, 19:33:08
mi è venuto il mal di testa solo a capire e a leggerlo..
io non ho neanche finito di leggerlo ( ma mi riprometto di farlo )

Citazione
La velocità della luce può in effetti variare in funzione dell'osservatore accelerato o sottoposto a gravità.

Quando ( tempo fa e con qualche neurone attivo in più ) avevo iniziato ad approcciare la relatività per la possibilità teorica  dei viaggi nel tempo , anche se NON a livello matematico, mi sono scontrato con due fatti che non mi permettevano di andare avanti.
1) come si osserva ? visivamente o con segnali che sono luce ad una lunghezza d'onda differente ?
E come si può descrivere un sistema, la luce, se si usa lo stesso sistema per fare le osservazioni ?
2) cosa è il tempo ? se lo si misura in periodi di una radiazione ( ancora luce ?!?), o al giorno, quindi   legati allo spazio, è normale che vari, ma siamo sicuri che un ipotetico essere vivente che viaggiasse alla velocità della luce ( o prossimo ) vivrebbe di più del suo gemello fermo ?
Se la terra si fermasse ( o qualcuno trovasse il modo di cambiare le proprietà del cesio ) , il tempo cambierebbe ?

Per riassumere i MIEI dubbi ( da "elettricista ignorante") , mi sembra che:
- si usi l'equivalente dell'autoreferenza in logica
- non sono convinto che a tutte le soluzioni matematiche possa corrispondere una possibile configurazione "fisica"
( il che non toglie che la matematica possa descrivere i fenomeni )
73

Still learning, correct me if I'm wrong please.

dattero

sinceramente il paradosso dei gemelli non l'ho capita, soprattutto la parte del tempo che scorrerebbe più lentamente sulla astronave, perchè? è un concetto teorico o è stato sperimentato e quindi si basa su fatti concreti??

mi viene mal di testa.


rosco

Sembra che il concetto sia osservabile nei satelliti del sistema gps, ma essendo strumenti di misura questo non mi "sconvolge".
Non sono invece sicuro  che si possa estendere agli esseri viventi.
73

Still learning, correct me if I'm wrong please.


dattero

Citazione di: rosco il 23 Luglio 2019, 20:50:30
Sembra che il concetto sia osservabile nei satelliti del sistema gps, ma essendo strumenti di misura questo non mi "sconvolge".
Non sono invece sicuro  che si possa estendere agli esseri viventi.
GPS??  dovrebbero essere ultra precisi con l'ora terrestre per funzionare,  per triangolare la posizione del veicolo  calcolano  al millesimo di secondo il tempo che passa dalla richiesta effettuata dal ricevitore GPS alle risposte ottenute dai satelliti stessi  e più satelliti "agganci" più la posizione sarà precisa

Marco De Caprios

Infatti proprio perché gli orologi debbono essere precisi debbono compensare l effetto relativistico che sfasa gli orologi a bordo del satellite rispetto a quelli sulla terra. Nel 1972 fu effettuato un esperimento che confermó la teoria eisteniana della relativitá ristretta usando degli aerei. Quello scarto di pochi nanosecondi permise agli sperimentatori di quantificare l effetto.

inviato Redmi S2 using rogerKapp mobile



Marco De Caprios

Citazione di: rosco il 23 Luglio 2019, 20:50:30
Sembra che il concetto sia osservabile nei satelliti del sistema gps, ma essendo strumenti di misura questo non mi "sconvolge".
Non sono invece sicuro  che si possa estendere agli esseri viventi.
Uno strumento o un essere umano viaggiano ambedue su un veicolo. L effetto vale per tutti anche per le particelle subatomiche.

inviato Redmi S2 using rogerKapp mobile


dattero

Citazione di: TW 71 il 23 Luglio 2019, 21:29:13
Infatti proprio perché gli orologi debbono essere precisi debbono compensare l effetto relativistico che sfasa gli orologi a bordo del satellite rispetto a quelli sulla terra. Nel 1972 fu effettuato un esperimento che confermó la teoria eisteniana della relativitá ristretta usando degli aerei. Quello scarto di pochi nanosecondi permise agli sperimentatori di quantificare l effetto.

inviato Redmi S2 using rogerKapp mobile

ma se nel 1972 è stato fatto un esperimento per si continua a chiamarla teoria??

scusate cerco di capire il più possibile ,io ho un quoziente basso , mi sono fermato in terza superiore, anzi ho abbandonato a dicembre della quarta.

rosco

Citazione di: TW 71 il 23 Luglio 2019, 21:31:11
Uno strumento o un essere umano viaggiano ambedue su un veicolo. L effetto vale per tutti anche per le particelle subatomiche.
E' una delle cose che "non mi tornano", un conto è la misura del tempo, un altro "il tempo", ad esempio  della durata delle cellule.
Comunque sono MIEI limiti nel costruirmi un "modello" per comprendere il fenomeno,
non sono in grado di "negare" niente ;-)
73

Still learning, correct me if I'm wrong please.

dattero

Citazione di: dattero il 23 Luglio 2019, 21:39:21
ma se nel 1972 è stato fatto un esperimento per si continua a chiamarla teoria??

scusate cerco di capire il più possibile ,io ho un quoziente basso , mi sono fermato in terza superiore, anzi ho abbandonato a dicembre della quarta.

ho letto dell'esperimento del 72, bene , se vogliamo vivere di più dobbiamo viaggiare in aereo verso est [emoji1]  [emoji1]  [emoji1]


Marco De Caprios

Citazione di: dattero il 23 Luglio 2019, 21:39:21
ma se nel 1972 è stato fatto un esperimento per si continua a chiamarla teoria??

scusate cerco di capire il più possibile ,io ho un quoziente basso , mi sono fermato in terza superiore, anzi ho abbandonato a dicembre della quarta.
L esperimento del 72 verifica solo un piccolissimo aspetto della teoria della telativitá.

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Marco De Caprios

Citazione di: rosco il 23 Luglio 2019, 21:41:17
E' una delle cose che "non mi tornano", un conto è la misura del tempo, un altro "il tempo", ad esempio  della durata delle cellule.
Comunque sono MIEI limiti nel costruirmi un "modello" per comprendere il fenomeno,
non sono in grado di "negare" niente ;-)
Un ipotetico soggetto che viaggiasse alla velocitá della luce non si accorgerebbe che il suo tempo sarebbe diverso da un osservatore rimasto a terra. Per lui il tempo scorrerebbe in maniera normale. Solo che sia la navicella che la terra farebbero riferimento a spazio tempi diversi. Un oggetto che viaggiasse a velocità prossima alla luce piegherebbe lo spazio tempo in maniera nettamente diversa da chi viaggiasse su un pianeta (che pure viaggia velocissimo in termini assoluti). Se vedete i film di Star Trek li si parla di velocitá curvatura [emoji3]
Peró teoricamente secondo la relativitá nessun oggetto potrebbe mai superare la velocitá della luce.

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rosco

Citazione di: TW 71 il 23 Luglio 2019, 23:18:46
Un ipotetico soggetto che viaggiasse alla velocitá della luce non si accorgerebbe che il suo tempo sarebbe diverso da un osservatore rimasto a terra.
E' un cane che si morde la coda ...  sicuramente la misura del tempo fatta rispetto allo spazio ( spaziotempo appunto), ma c'è un "metatempo" ( osservabile fuori dallo spaziotempo ) che è uguale per tutti ?
Non è che ( come suggerisce Dattero ) quando poi si riallineano le velocità per fare il confronto si scopre che i tempi si allineano ?
Comunque non ho capito quando avevo i neuroni ... sicuramente non capirò ora.
Citazione
Se vedete i film di Star Trek li si parla di velocitá curvatura [emoji3]
Peró teoricamente secondo la relativitá nessun oggetto potrebbe mai superare la velocitá della luce.
Non toccarmi Star Trek ;-)
Li si curva lo spazio per andare in un punto lontano a velocità inferiori a quella della luce.
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto.
73

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inge_simo

Citazione di: rosco il 24 Luglio 2019, 07:51:09
E' un cane che si morde la coda ...  sicuramente la misura del tempo fatta rispetto allo spazio ( spaziotempo appunto), ma c'è un "metatempo" ( osservabile fuori dallo spaziotempo ) che è uguale per tutti ?
Non è che ( come suggerisce Dattero ) quando poi si riallineano le velocità per fare il confronto si scopre che i tempi si allineano ?
Comunque non ho capito quando avevo i neuroni ... sicuramente non capirò ora. Non toccarmi Star Trek ;-)
Li si curva lo spazio per andare in un punto lontano a velocità inferiori a quella della luce.
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto.

No non esiste una linea tempo "univoca" perchè il "tempo" è relativo alla velocità e alla massa, aumentando la velocità il tempo si contrae solo per osservatori a velocità diverse, idem per la massa, se si è in un pozzo gravitazionale, più o meno "pesante" capace di distorcere lo spazio-tempo, il tempo si contrae solo per un osservatore esterno al pozzo, per chi risiede all'interno del sistema ( sia per quanto riguarda la velocità che per gravità) il tempo scorre perfettamente allo stesso modo, quindi un nanosecondo è sempre un nano secondo.
quando ci si avvicina ad un pozzo gravitazionale enorme (come un buco nero) c'è un limite detto orizzonte degli eventi dove l'attrazione gravitazionale è talmente ampia che lo spazio tempo è talmente distorto che nulla, nemmeno la luce (ma forse solo la radiazione di Hawking) ha abbastanza velocità di fuga per potergli sfuggire. Il fotone viaggia in linea retta alla velocità della luce (solo nel vuoto) ma viene curvato "come da una lente" solo da un pozzo gravitazionale, ma se quest'ultimo è enorme come un buco nero la velocità di fuga è irrilevante e quindi cade all'interno.
Secondo la relatività ristretta  E=mc^2 solo un fotone che da definizione ha spin 1 quindi è classificato come bosone ha massa nulla  ed energia definita e finita puo viaggiare alla velocità della luce, null'altro altrimenti lo scotto da pagare è sempre e comunque l'energia o la massa o la relazione delle 2.

i satelliti che viaggiano su orbite alte, hanno una velocità relativamente alta da un osservatore a terra, a bordo ci sono orologi atomici che vengono utilizzati per la generazione del segnale gps, sono mantenuti sincroni continuamente (con quelli a terra) altrimenti il posizionamento non è piu all'interno delle tolleranze standard.

per fare qualche esempio:
- 2 orologi al cesio uno montato su un satellite gps e uno su una stazione di terra, sincronizzati al lancio.

prendiamo per standard in ogni punto del pianeta terra la forza gravitazionale (non è veramente cosi ma le differenze sono uniformabili).
prendiamo un satellite gps il suo tempo rispetto a quello a terra ha una deformazione che vale dt=(dt0/radice di (1- v2/c2)) dove dt0 è la differenza di due eventi che accadono nello stesso luogo. quindi maggiore è la velocità e maggiore è il delta tempo quindi quanto la velocità dell'oggetto è uguale alla velocità della luce si ha un dt = infinito quindi il tempo si è fermato.
quindi prendendo un corpo(satellite) che viaggia a 3.87km/s ha un ritardo di 7us al giorno.
allo stesso tempo quando un corpo è soggetto alla forza di gravità si ha una deformazione del tempo pari a dt=(dt0/(1+(-GM/R)/c2)), dove dt0 è identico a prima G è il potenziale gravitazionale, R la distanza radiale non euclidea fra i corpi e ovviamente M è la massa del corpo generatore del campo gravitazionale.
ma dato che la gravità terrestre ha un effetto di circa un quarto sul satellite (dovuta alla quota) e applicando  la formula sopra si ha che un satellite è in positivo di 45us al giorno. quindi in soldoni se ritarda di 7 ma guadagna 45 il satellite comuque è in anticipo di 38us.
il che porta finalmente al calcolo finale, se non dovessero continuamente ritoccare gli orologi a bordo il gps avrebbe un errore al giorno di?!:
38us*c(8*10^8 m/s(velocità della luce))=11400m->11.4km

tutto questo per "dimostrare" che un corpo lanciato ad una qualsiasi velocità, piccola o grande che sia rispetto ad un altro corpo a velocità diversa MA presa come riferimento, ha uno scorrere del tempo relativo identico(un orologio atomico al cesio sia sul satellite che a terra ha una precisione di 9.192.631.770 transizioni di livello energetico al secondo) ma se preso come "buono" quello a terra quindi piu lento si ha una variazione significativa a velocità diverse.
mi son dilungato forse troppo e comunque ho banalmente semplificato un argomento mooolto mooolto mooolto complicato.
ovvio che queste sono "congetture" fisiche, l'uomo oggi conosce questa fisica, nella fisica star trekkiana conoscono anche il compensatore di Heisemberg altrimenti col cavolo che potrebbero teletrasportarsi. :)
Simone

Marco De Caprios


Marco De Caprios

Citazione di: rosco il 24 Luglio 2019, 07:51:09
Non toccarmi Star Trek ;-)
Li si curva lo spazio per andare in un punto lontano a velocità inferiori a quella della luce.
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto.

Nella "fisica di star trek" lo spazio non si curva. Si usa un espediente inventato come un fantomatico "iperspazio" dove l' astronave entra e può viaggiare a velocità superiori a quelle della luce (che con le nostre conoscenze attuali è la massima velocità raggiungibile da una radiazione o da un ipotetico oggetto). Viene solo usato il termine "velocità curvatura" per indicare quante volte l' astronave sorpassa la velocità della luce. Quindi avremo che l' astronave excelsior, sabotata da un anziano ufficiale di macchina Scott, che è il vanto della federazione vada a curvatura 25 cioè è capace di viaggiare 25 volte la velocità della luce. Tutto questo ovviamente fa parte della fantascienza perchè anche viaggiando a velocità così impossibili per arrivare per esempio dalla parte opposta della nostra galassia un astronave a curvatura 25 impiegherebbe 4000 anni (del suo tempo) !!


rosco

Citazione di: TW 71 il 24 Luglio 2019, 10:28:07
Nella "fisica di star trek" lo spazio non si curva. Si usa un espediente inventato come un fantomatico "iperspazio"
L'iperspazio non è quello di star wars ?
questo è da https://it.wikipedia.org/wiki/Propulsione_a_curvatura , ma mi sembrava di averlo letto anche in un libro " la fisica di star trek" o qualcosa del genere.
Citazione
I motori a curvatura creano una distorsione spaziotemporale attorno all'astronave formando attorno a essa forze contrapposte che curvano lo spaziotempo creando un tunnel dovuto alla radiazione Čerenkov (da cui il tipico colore azzurro) fino a permettere al mezzo di viaggiare a velocità curvatura (warp speed)[2] percorrendo così un tragitto inferiore rispetto alla distanza complessiva da coprire, infatti i motori a curvatura sostanzialmente contraggono lo spazio davanti all'astronave e lo dilatano dietro di essa.
73

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Marco De Caprios

Citazione di: rosco il 24 Luglio 2019, 18:52:52
L'iperspazio non è quello di star wars ?
questo è da https://it.wikipedia.org/wiki/Propulsione_a_curvatura , ma mi sembrava di averlo letto anche in un libro " la fisica di star trek" o qualcosa del genere.
Vero, mi sono confuso con gli innumerevoli film di S.F. che ho visto. Ma una cosa é certa, anche nei film di Star Trek hanno fatto un sacco di confusione [emoji3]

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Marco De Caprios

Per gli appassionati e i curiosi segnalo questo libricino in vendita oggi in edicola. L' ho sfogliato ed è molto interessante.