Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Discussioni - IZ2UUF (davj2500)

#1
Ciao a tutti.

Ecco un breve video riassuntivo relativamente all'esercitazione transfrontaliera italo-svizzera con la partecipazione dei rispettivi eserciti conclusa ieri sera a Maccagno (VA) sul Lago Maggiore alla quale ho partecipato come Modulo TLC di Colonna Mobile di Regione Lombardia.

https://www.youtube.com/watch?v=fNOrTXE3l-s

Ciao
Davide
#2
Ciao a tutti.

Vi informo che la sezione ARI di Sondrio IQ2UL ha avviato l'AWARD commemorativo per i 100 anni del Gruppo Alpini di Morbegno.

Tutte le informazioni al link https://www.qrz.com/db/IQ2UL

Cercateci on air!

Ciao
Davide
#3
Ciao a tutti.

Volevo informarvi che ho chiesto di essere rimosso dal ruolo di moderatore.
La ragione è presto spiegata: uno non può essere contemporaneamente giocatore ed arbitro. Sicuramente non posso esserlo io, che sono notoriamente molto permaloso e poco accomodante.
In questi anni mi sono reso conto che innumerevoli volte mi sono astenuto dallo scrivere qualcosa di pertinente alla discussione perché, nella forma e nei modi con cui mi esprimo, non sarebbe stato consono al ruolo. Se credo che uno abbia ragione e l'altro torto, vorrei poter intervenire e dire la mia come fanno tutti gli altri, non essere costretto a tenere posizioni equidistanti che trovo ingiuste ed irritanti.
Non voglio nemmeno correre il rischio, sia pur remoto, che quando scrivo qualcosa si inneschi l'effetto "padrone di casa", dove viene data ragione per accondiscendenza più che per merito.

Quando mi fu offerto questo il ruolo ero consapevole di questo aspetto, ma volli tentare ugualmente. Tirando le somme, però, non credo possa funzionare.

Per cui ringrazio per la fiducia accordata tutto lo staff, composto da ottime persone che conosco personalmente, e ne approfitto per augurare a tutti Buone Feste.

Davide
IZ2UUF
#4
Ciao a tutti.

Ho girato un video di meno di due minuti a corredo di un articolo che uscirà su RKE di aprile 2021 sulle differenze tra "bilanciato" e "sbilanciato" relativamente a linee di trasmissione ed annessi.
Si vede molto chiaramente com'è realmente composta la "antenna" al di là dei nomi che gli attribuiamo noi e dimostra come un solo elemento ricevente non sia sufficiente a chiudere il circuito ma ne sono richiesti sempre due.
Spero sia interessante.

https://www.youtube.com/watch?v=NAaYP-tbBz8

Ciao
Davide
#5
Ciao a tutti.

Sbirciando nel recente thread sull'antenna CB ho notato il consueto "accaloramento" sulle solite questioni che riguardano choke, balun, antenne silenziose o rumorose e via dicendo.
E' un po' di tempo che mi sto chiedendo come mai questo argomento sia così ostico.
Nelle costruzioni di circuiti elettroniche sicuramente ci saranno tanti che scrivono cavolate, ma i numerosi radioamatori autocostruttori esperti parlano a ragion veduta, hanno compreso quello che stanno facendo. Nessuno di loro si sognerebbe di chiamare BJT, MOSFET, LM355 e 7805 tutti "transistor" solo perché sono dei cosi neri con tre gambette: ogni componente ha il suo nome, la sua funzione e il suo modo per essere impiegato.
Invece, non appena l'aspetto elettromagnetico del circuito prende il sopravvento, cala il buio più nero.
Ed ecco esperti che inanellano boiate tremende, comprese pubblicazioni di tutto rispetto, componenti diversi chiamati tutti con lo stesso nome o, al contrario, numerosi distinguo "attenzione a non confondere" elementi che sono la stessa cosa chiamata con nomi diversi.
Il ragionamenti vagheggiano tentennando e "facendo cose" quasi sempre sbagliate, come quando il correttore in inglese si ostina ad intervenire in un testo scritto in italiano.
E' anomalo che così tante persone intelligenti, preparate e con voglia di studiare, siano messe in tale difficoltà da questi argomenti.
Penso che la radice di tutto ciò sia nel modo in cui si impara l'elettrotecnica.

Quando ero bambino mi regalarono un kit educativo sull'elettronica con componenti magnetici che si chiamava "Lectron".



Aveva un manuale molto bello che spiegava l'elettronica con un parallelo idraulico. Gli "elettroni" erano dei pallini rossi con le gambe che uscivano da una pompa che rappresentava il polo positivo della batteria e correvano nei percorsi costituiti dai fili. Passavano quindi nei vari componenti per finire nello "scarico" che era il "-". Non importava che gli elettroni in realtà avessero carica negativa: erano solo elementi virtuali che si muovevano secondo il verso convenzionale della corrente.
Il parallelo era molto potente. Molta pressione e poca portata, cioè pochi "elettroni" ma molto forzuti rappresentavano un circuito ad "alta impedenza". Poca pressione e molta portata, cioè "elettroni" più deboli ma in maggiore quantità potevano fare lo stesso lavoro a "bassa impedenza". I resistori erano tunnel dove gli elettroni entravano a fatica ed uscivano stanchi. I condensatori erano vasche ad accumulo dove potevano anche entrare disordinatamente e a gruppetti, mentre di sotto uscivano tutti in una bella fila regolare.
Questo modello, qui rappresentato per bambini, è in realtà quello che viene usato in elettrotecnica ed è quello che tutti abbiamo in mente quando pensiamo ai circuiti elettrici.
Per capire come funzionano, partiamo dalla sorgente di energia e seguiamo il percorso dei fili e dei componenti in cui entra ed esce la corrente. Tutti ci immaginiamo la "massa" come un grande scarico in cui sparisce tutto, come fosse un tombino. Proprio qualche giorno fa leggevo su Facebook un radioamatore che diceva che teneva un amperometro RF sul filo collegato a terra per assicurarsi che l'RF "si scaricasse a massa".



Guardando questo circuito, dove c'è un generatore alternato collegato ad un coassiale terminato dal un resistore, il ragionamento che facciamo è il seguente: durante la semionda positiva, la corrente esce dal generatore (I1), percorre il centrale, arriva al resistore (I2) quindi fa inversione di marcia e torna al generatore (I3). Quando la semionda si inverte, fa il giro al contrario.

Il problema è che... non funziona affatto così.
Ho inviato un singolo impulso sinusoidale e con l'oscilloscopio ho tenuto fissa come riferimento la misura della tensione V1; quindi ho misurato la corrente I1, I2 e I3. Le frecce nello schema sopra indicano il verso di misura.



Quello che osserviamo è che non appena il generatore sviluppa una differenza di potenziale tra centrale e calza, compare immediatamente sia la corrente I1 che la corrente I3, che è uguale contraria.
La corrente non è affatto passata per il carico al quale ci arriva più tardi. Anzi, si direbbe che non sia nemmeno la stessa corrente, dato che quella che è partita è immediatamente rientrata pari pari nel generatore.

Quindi com'è possibile tutto ciò? Com'è possibile che la corrente che esce dal generatore rientri tutta subito però ci sia dell'altra corrente apparsa dal nulla che arriva al carico?

Quello che succede è questo.
Il generatore presenta una differenza di potenziale che varia di continuo tra i suoi capi e rimane a disposizione di qualunque componente che sia in grado in qualche modo di "chiudere il circuito" affinché sia prodotta corrente e di conseguenza potenza.
Il cavo coassiale ha un conduttore collegato a ciascuno dei due poli. Non appena compare una differenza di potenziale variable tra i due poli, si forma un campo elettrico variabile nella prima sezione infinitesimale del cavo. La forma particolare coassiale del cavo fa sì che il campo elettrico si formi all'interno dell'isolante; per l'effetto di prossimità le cariche di calza e centrale sono attratte tra loro e quindi si concentrano sul punto più vicino, cioè sulla superficie del centrale e la superficie interna della calza.
Per la legge di Faraday, il campo elettrico variabile induce un campo magnetico variabile e il campo magnetico induce corrente sui conduttori.
La corrente così indotta è quella che il generatore vede uscire e rientrare.
Il campo magnetico variabile ha però l'effetto di indurre una differenza di potenziale variabile sul segmento infinitesimale successivo di linea coassiale e il procedimento continua.
Questa "accoppiata" tensione/corrente continua così il suo percorso lungo tutto il cavo.
Ogni sezione del cavo si comporta da "generatore", presentando una differenza di potenziale, mentre la sezione successiva si presenta come "carico" presentando un'apparente "resistenza". Data una tensione "V", la linea sviluppa con questo sistema una corrente "I" tale per cui R=V/I=50Ω, valore detto "impedenza caratteristica" della linea.
Ad un certo punto il coassiale finisce e si trova il resistore terminale da 50Ω; il coassiale, in veste di generatore, presenta la tensione "V"; il resistore risponde sviluppando una corrente "I" ed il ciclo è terminato.
Quella che viaggia sui fili e nello spazio circostante non è la corrente, bensì l'energia che ha prodotto il generatore e che alla fine viene dissipata dalla resistenza.

Ora, anche la scatola della radio è di metallo ed è collegata ad un polo del generatore, diciamo il "polo verde"; essa vorrebbe tanto partecipare al banchetto dell'energia fornita dal generalore, ma per farlo deve trovare un modo per creare una corrente in uscita dal "polo verde" e una uguale e contraria in entrata sul "polo giallo".
Per quanto riguarda il polo verde, non ci sono problemi in quanto è fisicamente collegata. Però l'unico collegamento con il polo giallo è il centrale del coassiale, per cui la scatola della radio deve instaurare un "rapporto elettromagnetico" con esso al fine di ricreare lo stesso fenomeno di prima.
Il problema è che... non può. Il centrale è interessato da un campo da lui prodotto, ma per via della forma coassiale del coassiale, questo viene azzerato dall'analogo campo che si forma dentro la calza. Il campo del centrale, in qualunque direzione si muova, viene sempre intercettato dal campo della calza che lo avvolge, per cui non si può "accoppiare" con nient'altro.
Per cui tutti gli altri pezzi che sono collegati al "polo verde", non potendo accedere anche al "polo giallo", rimangono inerti.
Se voi staccate il PL e lasciate dentro il solo centrale, non c'è più la differenza di potenziale tra calza e centrale, ma solo tra centrale e carcassa della radio. Ecco che il campo del centrale non è contrastato da quello della calza e il circuito si "chiude" tra centrale e carcassa.

In queste condizioni il campo non si sviluppa più in maniera così uniforme come dentro una linea di trasmissione ma in maniera molto più difficile da calcolare. Quello che è certo è che il campo elettromagnetico continuerà a creare differenze di potenziale tra i vari componenti e correnti sui vari conduttori incaricati di alimentare il polo verde e quelli che alimentano il polo giallo. Alla fine, nei punti di contatto del generatore, vi saranno sempre due correnti uguali e contrarie la cui entità dipenderà dall'impedenza che tutto questo sistema avrà assunto.

Questi campi disordinati non più cancellati hanno anche un secondo effetto, che è quello di produrre un secondo campo molto più ordinato chiamato "far field", che è quello che si propaga e consente la trasmissione.

La cosa interessante è che se noi togliamo il generatore e mettiamo un carico di pari impedenza (es. un ricevitore), possiamo immergere questa struttura in un far field prodotto da altri ed avremo un'esatta replica delle correnti e tensioni che avevamo in trasmissione, che alla fine si concretizzano in differenze di potenziale e relative correnti sul ricevitore.
In altre parole, qualunque punto del sistema contribuisca a trasmettere, contribuirà parimenti a ricevere (reciprocità).

Ma torniamo al coassiale correttamente collegato e vediamo cosa succede se al posto del resistore da 50Ω mettiamo un'antenna.
Sappiamo che il nostro impulso è partito dal generatore e sta risalendo il coassiale. Per quanto ci riguarda, una volta che il nostro singolo impulso è completamente entrato nel coassiale, potremmo anche spegnere e scollegare del tutto il trasmettitore che non cambierebbe niente.
L'impulso ad un certo punto raggiunge la fine del coassiale e presenta una differenza di potenziale a quello che trova lì. L'antenna se vuole trasmettere deve necessariamente chiudere il circuito con un campo elettromagnetico, cioè esattamente come aveva fatto il coassiale all'inizio. Solo che il campo non deve essere cancellato ma lasciato libero di svilupparsi su una superficie abbastanza ampia da creare un buon far-field con il quale radiare la potenza.
Chiamiamo convenzionalmente il punto dove finisce il coassiale polo "X" per il centrale e "Y" per la calza.
L'antenna non ha poteri speciali: se vuole potenza, alla differenza di potenziale deve rispondere con una corrente uguale e contraria sui due poli che la alimentano. Non può pensare di fare la furba e prendere corrente da un polo solo, così come non poteva farlo la carcassa in precedenza.
Per questo l'antenna, se vuole radiare potenza (o se vuole ricevere) deve essere necessariamente in grado di produrre corrente tanto sul polo "X" quanto sul polo "Y" cioè nel punto in cui il coassiale termina. Infatti è in quel punto che il coassiale presenta la differenza di potenziale per il segmento successivo che però non c'è perché il coassiale è finito e al suo posto c'è l'antenna.

Se noi come antenna colleghiamo un conduttore (es. uno stilo) al centrale, cosa succede?
Beh, questo elemento, collegato al polo "X", cerca subito di instaurare "un dialogo" tramite campi elettromagnetici con qualche conduttore che sia collegato al polo "Y" in modo da fornire la corrente necessaria su entrambi i poli. E lo trova subito: infatti la calza del coassiale è collegata al polo "Y" anche nel punto un cui termina il coassiale e la sua superficie esterna è esposta a correnti indotte.
Ecco che abbiamo la nostra antenna: il campo elettromagnetico si sviluppa tra lo stilo e la calza. Tra lo stilo e la calza vi saranno differenze di potenziale variabili in base al punto e vi scorreranno localmente correnti secondo le regole complicate dei campi elettromagnetici.
Analogamente, i campi elettromagnetici intercettati nell'intorno di questi elementi andranno formare differenza di potenziale e corrente ai poli "X" e "Y" (il PL in cima al palo) che poi il coassiale, diligentemente, trasporterà con il solito sistema campo elettrico/campo magnetico fino ai poli "giallo" e "verde" del ricevitore (il PL dietro alla radio).

Possiamo anche ragionare qualche secondo sulle conseguenze di tutto ciò, specialmente sul coinvolgimento del coassiale. Che la calza sia una parte "radiante" non ci sarebbe niente di male se non fosse che arriva in casa fino alla radio. Noi usiamo il coassiale proprio perché vogliamo mettere l'elemento che genera e riceve il far-field in un punto aperto e lontano, se no attaccheremmo l'antenna dietro la radio. Il coassiale usato in questo modo in trasmissione genera la sua quota di campo elettromagnetico in casa creando disturbi. Ed in ricezione, rischia di catturare tutti i rumori prodotti da alimentatori switching ed altre sorgenti che gli sono vicine.
Ed è inutile mettere coassiali con triple schermature d'oro massiccio: questi disturbi non penetrano nel coassiale ma semplicemente contribuiscono a creare il campo elettromagnetico che si concretizza nella differenza di potenziale e corrente che si sviluppa ai poli "X" e "Y", cioè lassù in cima il palo dove il coassiale finisce e comincia l'antenna.

Si può "escludere" il cavo coassiale da questo comportamento? Sì, ma non è una cosa banale.
Una delle soluzioni è un balun, che è un componente il cui unico scopo in questo contesto è quello di tagliare fuori la calza dal circuito RF.
Il choke, ad esempio è un balun molto comune e spesso efficace. I tanti che dicono "attenzione a non confondere il choke con il balun" lasciando intendere quindi che abbiano ruoli diversi, sono squalificati: il choke è un tipo di balun.
Anche quelli che dicono "ho la canna da pesca con il balun 4:1" sono squalificati: non è un balun, è un trasformatore di impedenza. Non serve a tagliare fuori la calza dal circuito, serve a far sì che 2W invece di essere trasferiti usando 10V e 200mA, siano trasferiti con 20V e 100mA - come il trasformatore da 220V a 12V che avete nell'alimentatore. Non c'entra un cavolo col balun.

Il choke, che è il coassiale stesso avvolto in una bobina, taglia fuori il coassiale perché la bobina costituisce un'impedenza per la corrente. Quella che scorre dentro al coassiale non è coinvolta perché non genera campo (corrente differenziale). Quella che invece tenta di scorrere verso il polo "Y" per completare il circuto è da sola, perché l'altra per il polo "X" arriva dallo stilo. Quando si trova una bobina in mezzo, non riesce più a passare ed ecco che quello diventa un "ramo morto", perché in fondo gli abbiamo messo un "tappo".
Ovviamente se il nostro choke avesse efficacia al 100%, rimarrebbe lo stilo da solo e non riuscirebbe più a trovare un partner che gli fornisca la corrente al polo "Y", non potrebbe quindi usufruire del potenza che arriva alla fine del coassiale né a fornirne: non potrebbe né trasmettere né ricevere.
Per questo insieme ad un choke è necessario fornire qualcos'altro a monte del choke che possa completare il circuito con lo stilo. Ad esmpio i radiali nelle antenne verticali servono a questo.
Quei progetti dove fanno una end-fed con un choke appena sotto al trasformatore sono una scemenza: quello che si tenta di tagliare con il choke è l'unico elemento che sarebbe capace di chiudere il circuito. Per cui o il choke è completamente inefficace e l'antenna funziona; oppure è abbastanza efficace e quindi l'antenna funziona lo stesso ma per chiudere il circuito è costretta a forzare un sacco di corrente nel choke, che dissipa in calore senza peraltro tagliare fuori il coassiale. Oppure e totalmente efficace e quindi l'antenna non funziona più.

I vari componenti delle antenne vengono chiamati con vari nomi come contrappesi, elementi radianti, radiali, piani di massa, piani riflettenti e via dicendo insinuando ruoli di importanza diversa (l'"elemento radiante" sembra più importante di un vile "contrappeso") oltre che svolgenti funzioni diverse. Secondo me sarebbe meglio chiamarli "radiatore 1" e "radiatore 2" così che sia chiaro cosa fanno. Questo modo di concepire le cose fa sì che orde di principianti si lancino su endfed tremende con 16m di "elemento radiante" e 35m di coassiale, dove il 90% del lavoro di radiare e ricevere viene fatto dal coassiale. E poi si lamentano che quando schiacciano il PTT gli esplode il PC e quando lo mollano ricevono una segheria a 9+20 su tutte le bande.
Se si rendessero conto di questo fatto, farebbero il diavolo a quattro per costruire dipoli simmetrici, anche random con l'accordatore, che sono facilissimi da "isolare".

Anche l'idea che ho letto che il choke per limitare i disturbi vada messo attaccato alla radio e non sotto l'antenna è una cosa senza senso. I disturbi captati dal ramo dell'antenna costituito dal coassiale si concretizzano in corrente che si forma sul PL che c'è sotto l'antenna, che senso ha mettere un blocco sotto e lasciare 30m di cavo libero di captare e convogliare? I disturbi, così come il brasiliano che chiama CQ, entrano dal PL sotto l'antenna. Il choke va messo a partire dall'alto ed eventualmente scendendo se si vuole far "lavorare" una parte di coassiale, fino al punto in cui si desidera che il coassiale smetta di essere parte dell'antenna. E attenzione, non basta mettere un choke a vanvera per ottenere l'effetto desiderato: il choke è un induttanza ed in base alla situazione della corrente nei vari punti, ha effetti diversi.

Infine, quando si valuta un'antenna, sarebbe sempre bene partire dal presupposto che il coassiale sia elemento ricetrasmittente come tutte le altre parti e chiedersi quali accorgimenti, che non sono necessariamente un balun, quel particolare tipo di antenna abbia adottato per minimizzarne gli effetti nocivi. Si scoprirà che molte antenne non hanno adottato alcun accorgimento ed infatti ne mostrano tutti gli effetti nocivi.

Ciaoo
Davide
#6
Ciao a tutti.

Mi hanno prestato un Baofeng GT-3TP da 8W nuovo appena tirato fuori dalla sua scatola. Ne ho approfittato per fare un paio di misure.



L'apparecchio sembra essere conforme alle regole FCC secondo quanto scritto sullo "owner manual" che non ho.




Innanzitutto la potenza. Con le batterie cariche al 100% (8.4V) eroga 6.9W in tutte le bande. Con alimentazione esterna sono arrivato 7.1W con 8.8V. Salendo ancora di tensione, l'apparato riceve ma fa un "bip" di erroe e non va in trasmissione. Alla massima potenza assorbe in trasmissione 1.9A.



Le emissioni armoniche, pur non essendo eccezionalmente basse, sembrano più o meno rispettose delle normative.




Ciaoo
Davide
#7
Ciao a tutti.

Prima o poi succede che se si continua imperterriti a chiamare una cosa con il nome di un'altra qualcuno si trovi con spiacevoli sorprese.



A furia di ostinarsi a chiamare "balun" i trasformatori di impedenza, è destino che prima o poi qualcuno che ha bisogno un trasformatore di impedenza si trovi in mano veramente un balun e non sappia più che fare se non domande senza senso.

Ciaoo
Davide
#8
Ciao a tutti.

Sono andato sulla Gazzetta Ufficiale a controllare e ho incrociato gli articoli:





Nelle "Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale", tra le altre cose, hanno abrogato la tassa di 12€ per i PMR-446/CB e assimilabili.

Ciaoo
Davide
#9
Ciao a tutti.

Innanzitutto volevo scusarmi per le mancate risposte alle domande che mi vengono poste ma è un periodo che ho pochissimo tempo.
Ne approfitto per scrivere qualche riga su alcune questioni che potrebbero essere di interesse.
In particolare:
- che differenza c'è tra la corrente di modo comune e quella differenziale?
- perché il cavo coassiale è "sbilanciato"? Che significa?
- il choke e il balun sono due cose diverse?

Tutta la questione ha origine da quanto rappresentato dalle equazioni di Maxwell e che in pratica sono tra i fondamenti dell'elettronica e della radiantistica.
Se prendete un filo e ci fate scorrere una corrente alternata, si forma attorno ad esso un campo elettromagnetico dalle caratteristiche piuttosto complicate che fa due cose:
1) induce correnti in tutti i conduttori che gli capitano a tiro
2) crea un altro campo elettromagnetico che parte e se ne va verso l'infinito (far field)

Il punto 1 interessa tutti i conduttori, compreso quello che sta inizialmente portando la corrente. Quando il sistema si stabilizza, si nota che sul conduttore originario la corrente non è più distribuita uniformemente ma ci sono punti in cui è maggiore ed altri in cui è minore: questo è l'effetto del near-field.
Il near-field induce anche correnti in altri conduttori nelle vicinanze.

Il punto 2 invece è quello che usiamo per trasmettere. Il far-field assorbe energia dal conduttore e la trasporta nello spazio. Quando ascoltate la RAI con la radio a galena, una piccola quantità di aria si agita nell'auricolare al ritmo della musica; questo movimento la scalda leggermente e questo microscopico calore arriva direttamente dalla bolletta della corrente della RAI.
Il far-field assorbe energia come una resistenza assorbe energia per trasformarla in calore: per questo quella del far-field si chiama "resistenza di radiazione".

Tutto ciò è molto bello, però contrasta con un'esigenza molto comune: quella di mettere il trasmettitore in casa e l'antenna sul tetto.
Come faccio a generare la corrente in casa e portarla sul tetto senza che sia trasmessa strada facendo dal filo che la trasporta?
La tecnica usata dai nostri cavi è quella della cancellazione di campo. Se si mettono due fili fianco a fianco in cui in uno scorre una corrente e nell'altro ne scorre una identica ma al contrario, avremo che il campo elettromagnetico di un filo si somma esattamente a quello contrario dell'altro filo annullandosi. Non essendoci campo elettromagnetico (near-field) non c'è far-field e quindi non c'è estrazione di energia per irradiazione.
La tecnica della cancellazione è molto utilizzata in tanti campi. Ad esempio, le cuffie a cancellazione di rumori hanno un microfono esterno che capta i rumori dell'ambiente. All'interno gli stessi rumori vengono riprodotti invertendone la fase: il campo sonoro contrario prodotto dall'altoparlante si somma a quello prodotto esternamente dai rumori e il risultato è la cancellazione. Quello che resta nelle cuffie sono i suoni che non ci sono anche nell'ambiente, cioè quello che proviene dalla sorgente sonora.
Stessa cosa fanno quegli apparecchi che usano alcuni radioamatori per eliminare il QRM: questi apparecchi partono dal presupposto che i rumori siano generati in casa. Con un'antenna in casa ricevono i rumori e li sommano controfase a quanto ricevuto in antenna.
Le due correnti uguali e contrarie che viaggiano in coppia sulle linee di trasmissione si definiscono correnti differenziali. Sia il coassiale che la linea bifilare non irradiano (o lo fanno in maniera trascurabile) grazie alla cancellazione di campo dovuta alle correnti differenziali.

Il fatto che le correnti differenziali nelle linee di trasmissione non riescano a generare campi elettromagnetici perché sono cancellati, non le fanno irradiare: questo consente di conservare l'energia che rimane a disposizione del "carico" (es. l'antenna).
Questa caratteristica ha però degli altri effetti collaterali. Qualche tempo fa leggevo su Facebook un sedicente esperto che spiegava che i cavi coassiali non vanno arrotolati perché se no si accoppierebbero capacitivamente o induttivamente o qualcosa del genere causando una riduzione del segnale fino al suo blocco totale nei cavi più gravi. Beh, è impossibile: la corrente differenziale dei cavi coassiali non genera campi esterni, per cui non possono accoppiarsi con nulla. I condensatori e gli induttori funzionano grazie al campo elettromagnetico prodotto dalle correnti alternate, ma se questo campo viene annullato, questi componenti diventano solo pezzi di ferro.
E non è una gran novità: se prendiamo una pinza amperometrica, uno di quegli strumenti che gli elettricisti usano per misurare la corrente senza tagliare i cavi, non possiamo metterla sul cavo di alimentazione della lavatrice e pretendere di leggere qualcosa. Per avere una lettura dobbiamo metterla su uno solo dei conduttori (neutro o fase non importa) perché altrimenti le due correnti che vi scorrono, che sono correnti differenziali come quelle nel coassiale, cancellano il campo. La pinza amperometrica è un trasformatore dove una spira è il cavo e l'altra la pinza: non funziona se non c'è il campo e/m. Senza campo e/m gli accoppiamenti di tipo induttivo e capacitivo non funzionano.

Abbiamo visto che il nostro trasmettitore produce due correnti uguali e contrarie e le fa scorrere sulla linea di trasmissione. Nel caso del cavo coassiale, per via di effetti vari, le due correnti scorrono tra la superfice esterna del centrale e quella interna della calza, con i vari campi che lavorano per annullarsi che si trovano nel dielettrico in mezzo.
Ad un certo punto però il coassiale finisce e il circuito si deve in qualche modo chiudere: cioè la corrente che "esce" dal centrale deve rientrare nella calza o viceversa (è corrente alternata).
Se ci mettiamo un bel resistore, la corrente lo attraversa, la potenza trasportata si converte in calore ed è finita lì senza che si siano prodotti campi esterni e quindi irradiazione. In questo caso non ci sono punti dove la corrente può scorrere senza essere controbilanciata abbastanza a lungo da irradiare qualcosa: questa è la ragione per cui con il carico fittizio non si trasmette.

Se al posto del resistore ci attacchiamo due fili, ad esempio formando un dipolo, abbiamo che la corrente nei due fili, che non sono più paralleli, produce un campo che non viene cancellato. Questo ha l'effetto di irradiare il far-field come anticipato. Ma l'effetto più curioso è che il near-field, che induce correnti dappertutto, anche su cavi non fisicamente collegati, si stabilizza in modo che nel punto esatto di connessione tra i fili e il coassiale la corrente che "esce" dal centrale sia identica a quella che "entra" nella calza.
Se noi colleghiamo tanti fili al centrale e tanti fili alla calza avremo che, in base a regole piuttosto difficili da calcolare, ogni filo porterà il suo apporto alla corrente diretta al centrale o alla calza in base a quello a cui sono collegati fisicamente. Avremo però che nel punto di connessione tra i "fili radianti" e il coassiale, la somma di tutti gli apporti farà sì che al centrale ci sia una corrente uguale e contraria a quella della calza.
Quanta corrente scorre su ciascun filo dipenderà dalla geometria del tutto secondo regole non facili da prevedere "a naso" se non per configurazioni note. Ad esempio, nei fan-dipole più dipoli sono messi in parallelo: la corrente tenderà a scorrere volentieri in quello a mezz'onda alla frequenza in uso e malvolentieri negli altri, che daranno un apporto minimo di corrente all'alimentazione del coassiale.

Veniamo quindi al nostro coassiale e alla ragione per cui è definito sbilanciato.
Il near-field agisce facendo scorrere correnti su tutti i conduttori che gli capitano a tiro. Ogni buon radioamatore conosce l'effetto pelle: la corrente alternata ad alta frequenza per ragioni varie scorre solo su un sottile strato della superficie esterna del conduttore. Quello che c'è al di sotto non importa niente ed è completamente invisibile. Infatti non servono conduttori d'oro, basta che siano dorati. Non servono tubi pieni, possono essere anche tubi cavi e non cambia niente, tanto quello che c'è dentro non conta.
Una volta assodato questo concetto, possiamo esaminare in una normale antenna quali sono gli elementi interessati dal near field. Tra questi c'è anche il cavo coassiale, che è un conduttore che per forza è lì vicino e al quale il near-field va all'attacco senza farsi scrupoli. Purtroppo, la differenza tra "antenna" e "coassiale" è una cosa che ci siamo inventati noi, ma al near-field non frega niente.

Ora, se esaminiamo un coassiale, notiamo che è un tubo conduttore (calza) con dentro un altro tubo conduttore (centrale). Per via dell'effetto pelle visto poc'anzi, il near-field agisce solo sulle superfici esterne ignorando ciò che c'è dentro. Nel caso del coassiale, questo significa che il near-field  può indurre correnti sulla calza ma non sul centrale che è nascosto all'interno.
Risalendo la calza notiamo che là dove finisce il coassiale, questa va ad essere fisicamente connessa... alla calza. In realtà, le correnti che scorrono dentro (differenziali) e quelle che scorrono fuori indotte dal near-field non si vedono mai finché non si incontrano dove finisce il coassiale e comincia l'antenna.
In buona sostanza, il "tubo" formato dal coassiale è a tutti gli effetti un "filo" collegato ad uno dei due poli dell'antenna e collabora ad alimentare il "lato calza".
Se voi collegate un dipolo ad un coassiale vedrete che dal filo collegato al centrale vengono erogati diciamo 10A; dal filo collegato alla calza vengono 9A che si sommano ad 1A che arriva dal "terzo filo" che è la calza stessa.
Se fate una end-fed, vedrete che 10A arrivano dal "filo radiante" e altri 10A precisi identici vengono dall'unico altro elemento che è la calza del coassiale, che in questa configurazione lavora da sola.

Il cavo coassiale si dice sbilanciato perché i campi E/M esterni possono indurre correnti solo su uno solo dei suoi conduttori (la calza).
Le linee bifilari sono bilanciate perché i campi E/M agiscono ugualmente su entrambi i conduttori. Se la linea bilanciata è in una configuraizone perfettamente simmetrica avremo che qualunque tentativo fatto dal campo destro di indurre correnti sarà controbilanciato dall'uguale e contrario tentativo del suo omologo sul lato sinistro. Se il sistema non è simmetrico, i due campi agiranno diversamente e la linea bilanciata, avendo correnti disuniformi, irradierà.
La corrente che scorre sulla calza del coassiale irradiando, o la quota di corrente non cancellata in una linea bilanciata si dice corrente di modo comune.

Veniamo quindi al balun. Il balun, nella sua vita nel mondo dei radioamatori, ha un unico scopo: impedire la formazione di correnti di modo comune.

Il primo tipo di balun è quello in corrente, detto anche "choke" per via del suo funzionamento:



Il balun in corrente mette un "ostacolo" sul coassiale nel tentativo di impedire alla corrente di uscire dal ramo blu (calza interna del coassiale) e fluire in quello verde (calza esterna del coassiale).
Il sistema è molto ingegnoso: avvolgendo a spirale tutto il coassiale si ottiene una induttanza che ostacola la corrente. La cosa furba è che la corrente differenziale, che pure passa nell'induttanza, non ne è minimamente toccata dato che, non generando campo elettromagnetico, non viene nemmeno vista.
Al contrario, la corrente di modo comune, è indesiderata proprio perché irradia: se irradia è perché viene creato un far-field che viene creato dal near-field che è proprio il campo elettromagnetico catturato dall'induttanza. In pratica il choke interessa solo le correnti di modo comune (cattive) e lascia inalterate quelle differenziali (buone).
Questo tipo di balun per funzionare ha bisogno che l'induttanza L sia significativa. Non solo, ma è anche necessario che la presenza dell'induttanza "L" non renda quel ramo più appetibile di quello blu.
Ad esempio, nel caso del dipolo standard a mezz'onda, la corrente è tremendamente attratta dai rami del dipolo e poco dal coassiale: per questo molti lavorano senza balun e non si sono mai accorti di niente. Basta un po' di induttanza per scoraggiarla del tutto.
Nel caso invece di antenne end-fed a mezz'onda con contrappeso, l'induttanza del choke rende quel ramo molto più appetibile del contrappeso: in quel caso, mettendo il choke, le correnti di modo comune aumentano a dismisura. Per cui bisogna stare attenti a quello che si fa, non è che un choke "va sempre bene".

Il secondo balun è quello in tensione:



Il balun in tensione usa un approccio diverso. Invece di lasciare lì il "ramo" verde e bloccarlo in qualche modo, fa in modo (ad esempio tramite un autotrasformatore opportunamente realizzato) che il ramo verde sia collegato ad entrami i rami con la stessa impedenza.
A questo punto il sistema è simmetrico e qualunque tentativo di attivare correnti di modo comune fatto dal lato destro è cancellato dall'analogo tentativo fatto dal lato sinistro.
Il problema è però lo stesso delle linee bifilari: se l'antenna non è simmetrica, i due near-field su due lati fanno cose diverse e non si cancellano per cui il balun non funziona più.

Tutte le altre cose variamente citate in merito ai balun (deformazioni dei lobi, rientri, rumore captato dalla linea, ecc.) sono tutti effetti delle correnti di modo comune sul coassiale.

Ricordo che questo sistematico mettere un rapporto di fianco alla parola "balun" (es. balun 1:1) fa pensare che il balun debba in qualche modo adattare l'impedenza. Quella non è la sua funzione: è solo una peculiarità accessoria che viene fuori gratis nel costruire certi tipi di balun e che quindi viene sfruttata.
Infine, mi rendo conto che è una battaglia persa ma lo dico lo stesso, ma tutte quelle cose che i radioamatori chiamano "balun" e mettono sulle filari e canne da pesca varie non sono balun ma solo trasformatori di impedenza. Infatti non hanno nessuna funzionalità di balun né con il metodo in corrente né con il metodo in tensione.

Ciaoo
Davide
#10
Ciao a tutti.

Mi scrivono in continuazione persone in cerca di consigli su come migliorare le loro random-wire perché hanno i problemi vari che normalmente quelli che usano queste antenne hanno.
In genere queste persone sono alla ricerca della "dritta" giusta, che in quattro e quatr'otto gli risolva il problema senza tanto sbatti. Di solito arrivano con un assortimento di indicazioni che hanno raccolto in giro che spaziano da mettere un contrappeso, mettere più radiali risonanti uno per banda, assolutamente nessun radiale, mettere il choke, bastano 4 spire, almeno 20 spire, ci vuole un T200-2, ci vuole la ferrite 43, ci vuole la ferrite professionale della NASA, non mettere il choke, mettere il choke in stazione, mettere una puntazza... e vogliono sapere quale sia quella giusta.

Le antenne "canoniche", come un dipolo a mezz'onda o una Yagi-Uda, hanno un comportamento noto e prevedibile e tutti i fenomeni sono ragionevolmente sotto controllo. Le random-wire (o le Rybakov, che sono la stessa cosa) invece sono antenne difficilissime perché hanno un comportamento infido, pieno di insidie e legato molto all'ambiente circostante.

Per avere successo con le random-wire, secondo me, bisogna avere o molta fortuna o una conoscenza molto approfondita dei fenomeni che ne consentono il funzionamento. In queste antenne l'attenzione dei costruttori è tutta posta nel filo "radiante" e sopratutto nel trasformatore, dove imperversano discussioni infinte su mescole e avvolgimenti. Unico metro di misura per tutto, il ROS. Invece i problemi e le prestazioni delle random-wire sono principalmente nella linea di trasmissione e nelle problematiche delle correnti di modo comune.

Io per primo, che non ho le risposte che mi chiedono, me ne guardo bene da usare le random-wire perché tenere a bada i problemi che hanno è troppo complicato, faticoso e frustrante.

In merito a ciò ho fatto un esperimento che credo sia interessante.
Nella mia abitazione ho una end-fed mezz'onda lunga circa 40m per le due bande dei 40m e 80m con un trasformatore 64:1. Questa antenna non è una random-wire, ma basa il suo principio sull'alimentazione di un radiatore lungo mezz'onda (due mezz'onde per i 40m) fornendo tensione elevata e corrente molto bassa. Questo ha l'effetto di richiedere poca corrente di rientro dall'altro ramo (che è il coassiale) e quindi avere poca corrente di modo comune. Con qualche accorgimento (è facile sbagliare ma se a qualcuno interessa ne parliamo in un altro thread), queste correnti possono essere tenute a bada e rese innocue.

Ho inserito temporaneamente un relé sul trasformatore 64:1 in modo da poter mandare il filo a mezz'onda su un altro spezzone di filo da 5m che lo allunga per portarlo ad una delle lunghezze adatte alle random-wire con il 9:1, che è posto sul mio balcone.



In questo modo posso usare lo stesso filo sia in configurazione mezz'onda con 64:1 che in configurazione random-wire con 9:1.
Guardate in questo video la differenza:

https://www.youtube.com/watch?v=aepPNTA2mdk


Lo stesso preciso identico filo teso nel prato gestito con due "ottiche" diverse, produce due risultati diametralmente opposti, sia in ricezione (sentite la differenza in rumore) che in trasmissione (sentite anche il rumore nelle casse alla fine).
La random-wire ha un'alimentazione a corrente elevata, utilizza molto il cavo coassiale per cui trasmette e riceve in casa un sacco di rumore che l'altra configurazione, avendo un comportamento più prevedibile e gestibile dal punto di vista del common-mode, non ha.

Naturalmente può essere che siate fortunati e a casa vostra non ci siano sorgenti di rumore o mille altri fattori, ma è proprio la presenza di questi "mille altri fattori" è quello che fa delle random-wire una delle antenne più difficili da gestire.

Se volete cimentarvi nelle random wire, l'unico consiglio è quello di studiare e comprendere bene le regole del gioco, specialmente per quanto riguarda la differenza e ruolo di correnti differenziali e di modo comune.

Passando al choke, teniamo presente che non è un oggetto "on/off" come tranciare il cavo con il tronchesino. Il choke è un'induttanza posta su un elemento radiante dell'antenna: in certe circostanze ferma le correnti di modo comune senza conseguenze, in altre non fa nulla mentre in altre ancora le aumenta a dismisura. Il punto in cui si mette il choke determina quali parti sono lasciate a radiare e quali no e la scelta non può essere fatta a caso.
Se fate un dipolo a mezz'onda, il choke può essere dimensionato in un modo noto e documentato e posizionato in un punto determinato. Se fate una random-wire, lo dovete trovare voi, sapendo che qualunque cosa farete senza criterio, facilmente sarà inutile o peggiorativa.
Le correnti di modo comune le dovete poter comprendere e vedere, per cui vi serve l'amperometro RF, non il rosmetro né l'analizzatore d'antenna (che è un rosmetro lussuoso).

Infine tenete presente che queste antenne sono state create a tentativi per dare un ROS buono così come sono fatte. Qualunque cosa farete per aumentarne le prestazioni, specialmente l'efficienza, in tutta probabilità avrà l'effetto di aumentare il ROS. Mettete un coassiale migliore? Aumenta il ROS. Mettete un trasformatore più efficiente? Aumenta il ROS. Al contrario, modifiche che vi faranno vedere ROS piatti su più bande saranno state l'effetto di perdite dissipative che avete introdotto, con conseguente diminuzione dell'efficienza.
Per cui se avete intenzione di potenziare le vostre random wire, preparatevi a gestire l'adattamento di impedenza regolando il compromesso tra le perdite introdotte dall'adattatore di impedenza al feed-point (il trasformatore 9:1 o quello che ci mettete), la dissipazione del coassiale in virtù del disadattamento e l'ulteriore lavoro dell'accordatore.

Se non sarete capaci di comprendere il ruolo di tutti questi elementi (o lo comprendete a suon di miti e leggende) i successi saranno molto limitati.

Ciaoo
Davide
#11
Ciao a tutti.

Le Baofeng BF-888 sono tutto sommato delle belle radio: semplici, robuste e dal costo veramente irrisorio.
Non c'avevo mai fatto tanto caso dato che appena prese, le ho sempre subito riprogrammate sulle frequenze che mi servivano.
Ma oggi ho provato ad esaminare le frequenze con cui sono programmate di serie. Sono una sfilza di frequenze in zona 450-470MHz che sembrano scelte a caso dato che non sono nemmeno quelle del GMRS USA.
Quelle frequenze da noi sono tutte ad uso civile: in particolare, uno dei canali è esattamente l'ingresso ponte di un canale del 118 COEU (Centrale Operativa Emergenza Urgenza) di Milano.
Queste radio sono vendute a coppie sui vari Amazon a prezzi stracciatissimi senza alcun avviso e credo che siano molto vendute a persone che le usano come "walkie talkie" così come escono dalla scatola.

Ciaoo
Davide
#13
discussione libera / SPOSTATO: Condoglianze...
20 Novembre 2019, 23:24:55
#14
Ciao a tutti.

L'altro thread sulle batterie mi ha suggerito di trattare anche un argomento complementare alla carica, cioè la misura della reale capacità di una batteria.
Tale misura avviene scaricando la batteria a corrente costante e registrando, al variare del tempo, la sua tensione. Quando la batteria raggiunge una soglia di tensione minima predefinita, il test va interrotto per non danneggiarla e viene considerato terminato.

Per queste misure esistono anche oggetti su ebay a basso costo, ma io ho preferito progettarlo e costruirlo da solo. Come tutti i miei progetti (ma penso quelli di qualunque radioamaotre) è un "work in progress" costante e ogni tanto, quando arriva la voglia e l'ispirazione, esce dal cassetto per qualche miglioria.

Il circuito è basato su un LM317T che fornisce la scarica a corrente costante. A gestire il tutto c'è un Arduino Nano che misura tensione, corrente e controlla un relé con il quale la batteria viene esclusa al raggiungimento della soglia minima.
Tutti i dati vengono registrati su una scheda SD e il controllo del sistema si fa collegando un PC con terminale seriale alla porta USB dell'Arduino.

Questo è lo schema del sistema di scarica realizzato con LTSpice, utile per verificare in anticipo se i vari valori scelti sono corretti così come per validare la potenza dissipata dai vari componenti.



Arduino Nano dispone della possibilità di campionare a 10 bit (cioè con passi da 0 a 1023) tensioni che variano da 0 a 1.1V il cui riferimento è fornito dal'ATMega328 in maniera molto stabile.

La tensione viene misurata tramite il partitore R6/R7 che fa in modo che a 1.1V corrispondano circa 20V di batteria, che quindi è la massima tensione misurabile. Con 1024 passi e 20V fondo scala abbiamo una risoluzione di circa 0.02V che è adeguata all'uso che dobbiamo farne.

Per misurare la corrente, si misura la differenza di potenziale ai capi di una resistenza di shunt che nel mio caso è R2 da 0.33 ohm. Avendo una corrente di scarica di 0.1A, la tensione ai capi della resistenza sarà di 0.1*0.33=0.033V che è un valore molto piccolo rispetto agli 1.1V massimi che può leggere il convertitore analogico digitale. Per questo ho predisposto un amplificatore di tensione basato su un amplificatore operazionale LM358 che amplifica in maniera lineare la tensione in modo che 1.1V corrispondano a circa 500mA.

In ogni caso i valori letti vanno calibrati misurando corrente e tensione con uno strumento esterno e, collegandosi all'interfaccia di controllo, segnalando la lettura effettiva: il software calcolerà e memorizzerà in flash il fattore di correzione rispetto alla sua lettura.



Riguardo all'LM317T, ho calcolato che nella peggiore delle ipotesi avrebbe dissipato un paio di watt e ciò avrebbe richiesto l'uso di un dissipatore.
I dissipatori si caratterizzano per la loro resistenza termica fornita in °C/W, cioè gradi Celsius per watt: in pratica un dissipatore da 1°C/W per ogni watt che dissipa, si stabilizza ad una temperatura di 1°C superiore alla temperatura ambiente.
Avendo trovato un dissipatore ignoto dentro il solito cassetto, non conoscendone la resistenza termica, ho provato a caricare l'LM317T alle massime prestazioni da me attese e ho verificato a che temperature si stabilizzasse:



Il tutto si è stabilizzato sotto i 40° (con temperatura ambiente 20°) provando di essere ben dimensionato.

Come al solito si è posto il problema di rendere l'oggetto "usabile": infatti, questi progetti basati su Arduino sono composti da un mix di componenti discreti e schedine accessorie che cascano da tutte le parti e non si sa mai come fissare.
Io ho risolto progettando una scatola 3D apposita:



In generale ho adottato questa tecnica di fare due semigusci superiore ed inferiore con i pannelli frontale e posteriore che si infilano nelle guide.
E' molto pratico e consente di fare molte modifiche semplicemente ristampando i pannelli frontali.
Oltretutto, quando la scatola è aperta, togliendo i pannelli c'è molta "aria" ed è facile intervenire.


Qui vediamo la scatola realizzata. A sinistra si vedono le due reti di resistori in parallelo che consentono di selezionare correnti di scarica di 123mA o 364mA. Per evitare che diventino roventi, sono dimensionati per dissipare almeno il triplo dei watt che sono normalmente chiamati a dissipare.


Questo è il pannello frontale. I pin "BATT" sono in parallelo e consentono la connessione di una batteria ed un voltmetro esterno per calibrare la tensione. Ho in progetto di metterci in futuro dei connettori per batteria polarizzati e standardizzati.
I pin "CURR" sono anch'essi in parallelo e sono posti in serie alla batteria. Il jumper azzurro collega la batteria al circuito, ma negli altri pin è possibile inserire un amperometro esterno (utile per la calibrazione) che verrà utilizzato togliendo il jumper.
L'interruttore "PROG" serve a disabilitare il reset che avviene quando si collega la seriale. Infatti di default, quando si apre un collegamento seriale sull'USB l'Arduino si resetta per eseguire il bootloader e consentirne la programmazione. A me però serve potermi collegare anche per monitorare come sta andando senza reset: questo interruttore inserisce quindi un condensatore sul pin di reset che lo tiene alto ed impedisce alla seriale di resettare il sistema. Quando è necessario programmarlo, si mette in posizione "PROG" e si procede.
Infine vediamo la porta USB dell'Arduino e la scheda SD contenente i dati registrati.



Nella vista posteriore vediamo il dissipatore dell'LM317T, il commutatore a slitta per variare la corrente di scarica e il connettore coassiale per l'alimentazione esterna (che in alternativa può essere fornita sulla porta USB).

Infine veniamo alle misure. Nel grafico qui sotto vediamo un ciclo di scarica di una batteria al litio CL102050 presa su AliExpress che ha come dati di targa 3.7V, 1000mAh:



Vediamo che la batteria continua ad erogare regolarmente corrente finché raggiunge la tensione di 3.4V, alla quale le batterie al litio si considerano "morte". A quel punto, insistendo, la tensione cala velocemente e la batteria cessa di erogare corrente.
Alla fine la batteria ha mostrato una capacità effettiva di 837mAh (a 20° di temperatura) pari a 3.159 wattora, che per una batteria dei cinesi, abituati a spararle grosse sui dati di targa, non è male.

Naturalmente se qualcuno fosse interessato a qualunque informazione aggiuntiva per farsi il proprio misura-carica, chieda!

Ciaoo
Davide
#15
Elettronica & Radiotecnica / Come si scrive il ROS?
06 Novembre 2019, 10:51:02
Ciao a tutti.

Leggendo vari post qui sul forum ho pensato potesse essere utile riproporre anche in questa sede qualche considerazione che già pubblicai in altre sedi riguardo alla forma corretta con cui esprimere il ROS.
Che siano CB, radioamatori o appassionati di radio di qualunque genere, praticamente tutti hanno una corretta percezione quantitativa dei valori di ROS. In altre parole, tutti sanno valutare più o meno se un certo ROS è buono, mediocre o pessimo.
Molti sanno anche che il ROS è il rapporto di qualcosa, anche se non sanno esattamente spiegare di cosa.
Ne abbiamo fulgidi esempi su Facebook, culla della massima ignoranza, dove interessanti personaggi si sentono improvvisamente investiti dalla luce del sapere e sparano delle baggianate intergalattiche:



Il fatto che tutti sappiano dire se un certo ROS sia tanto o poco e quasi nessuno sappia spiegare cos'è il ROS è una prova inequivocabile di un fatto: che per "usare" il ROS per tarare le antenne o capire se si è "al sicura" è sufficiente leggere un valore su uno strumento e confrontarlo con dei valori soglia. Non serve a niente sapere che origini matematiche abbia.
La stessa cosa vale in tanti altri ambiti: per guidare in sicurezza rispettando il codice della strada è sufficiente leggere il valore sul tachimetro e assicurarsi che sia non superiore a quanto scritto sui cartelli stradali. Come venga calcolato, poco importa.

Veniamo quindi al dunque: il ROS, si scrive "3", "3:1" o "1:3"?
Anche qui ci illumina la "conoscenza" di Facebook, dove con il piglio del "grande esperto" un utente fa un incredibile filotto:



Cominciamo con il dire che il ROS è definito così:



Il valore |Vmax|≥|Vmin| con |Vmax|>0 e |Vmin|≥0: da questo si deduce che il risultato della divisione, cioè il ROS, non può che essere uguale o maggiore di 1. Altri valori sono privi di significato.

Da qua possiamo subito dedurre che la forma "1:3", indicata come corretta dal nostro "esperto" è errata in quanto "1:3=0.333" che è minore di uno.
Possiamo trovare invece conferma della correttezza della forma "3:1" un po' dappertutto, come sull'ARRL Antenna Book:



...o su un manuale Yaesu:




Ma la cosa più interessante è che se si usa "3" invece di "3:1" secondo il nostro "esperto" si perde il concetto di rapporto.
Noi usiamo tutti i giorni valori che sono rapporti di qualcosa. Ad esempio il tachimetro della nostra auto segna i "chilometri all'ora", cioè lo spazio in rapporto al tempo, eppure non mi pare che la gente abbia bisogno di scrivere "vado a 60:1 all'ora" se no perde "il concetto di rapporto" e si dispera. Anzi, come abbiamo notato poco sopra, non serve nemmeno sapere che il ROS sia un rapporto per poterlo utilizzare correttamente.
Se guardiamo in campo scientifico ed industriale, la forma "x:1" nessuno la usa. Possiamo vederlo su documentazione HP:



...oppure Rohde & Schwarz:



Perfino sui nostri rosmetri è scritto con un solo valore senza ":1":





CB e radioamatori, non so per che ragione, ogni tanto tendono a complicarsi la vita aggiungendo roba inutile che finisce per creare confusione. Infatti aggiungere ":1" è un pleonasmo, cioè una cosa che non aggiunge nulla all'informazione esistente. Al contrario, essa può però indurre in confusione e portarci a scrivere valori ambigui.
Ad esempio, leggendo "ROS=1:3" nessuno veramente pensa che sia l'impossibile "ROS=0.33" ma che sia semplicemente un errore e si tratti di "ROS=3". Ma se andando avanti nel testo si legge, come capita un sacco di volte, "l'antenna va bene, ROS 1:2, 1:3 al massimo", comincia a venire il dubbio che non sia "ROS=2, ROS=3 al massimo" ma che si tratti invece di "1.2" e "1.3".
La non precisa comprensione del ":1" porta la gente a mettere degli "1" con relativa punteggiatura a vanvera attorno al valore ROS per cui leggiamo roba tipo "1.1,3", "1,1,3", "1.1" (usato per indicare 1:1=1) e via dicendo.

Per cui, se posso permettermi un consiglio, se volete semplificarvi la vita, evitare rischi di errore e fare una figura più professionale nell'esprimere il ROS, fate come fanno HP e Rohde & Schwarz (e anche il vostro rosmetro): scrivete il ROS con il solo valore che leggete sul rosmetro senza aggiungere ":1" né altre "decorazioni".

Ciaoo
Davide
#16
associazioni ed enti / Fora la Fuffa 2019
01 Ottobre 2019, 13:45:35
La Sezione A.R.I. di Milano organizza per domenica 20 ottobre 2019 Fora la Fuffa – 14ª mostra scambio per radioamatori dedicata a tutto ciò che interessa solo il mondo radiantistico

Centro Scolastico Gallaratese
Aula dei Vetri – Via Natta 11
dalle 08.30 alle 13.30
MM1 Lampugnano – Autobus 68

Per informazioni e/o prenotazioni [email protected]
#18
Ciao a tutti.

Ne approfitto per pubblicare un'anteprima di una ricerca che sto conducendo.

Quella visualizzata sotto è la potenza dissipata da un accordatore a "T" tipo un classico MFJ manuale a 7.1 MHz in base ad ogni combinazione di R e X del carico (se la cliccate diventa più grossa e si legge meglio).



Come si vede, si devono evitare impedenze in cui R sia molto basso e/o X sia negativo e molto grande.
Se si dispone di un analizzatore di antenna, si può controllare l'impedenza risultante alla base della scaletta. La misura va fatta rigorosamente DOPO un balun 1:1 altrimenti i dati sono completamente falsati dal fatto che l'analizzatore è sbilanciato e sbilancia la linea.
Nel caso capitino dei casi sfortunati (quelli in arancione-rosso) si può allungare o accorciare un po' la scaletta ottenendo trasformazioni diverse più favorevoli all'accordatore.
Ricordo che nelle le zone blu (<=0.5dB) l'impatto dell'accordatore è praticamente invisibile.
Nelle zone rosse e superiori significa che quasi tutta la potenza è dissipata dall'accordatore (10dB signfica che l'accordatore dissipa il 90% della potenza).

Ciaoo
Davide
#19
Ciao a tutti.

Molti radioamatori sanno che, combinando induttanze e capacità in varie configurazioni, possono accordare l'impedenza della loro antenna per farla corrispondere a quella necessaria al loro ricetrasmettitore. Molti, grazie alla loro esperienza, sono anche in grado di valutare grosso modo quanti µH e quanti pF gli serviranno per eseguire accordi sulle varie bande.

Ma qual'è il principio di base che permette ad un accordatore di accordare? Ed è vero che la potenza riflessa dal carico ad alto ROS è dissipata dall'accordatore?

Un esperimento nel mondo reale
Per avere qualcosa di reale con cui lavorare, ho preparato un carico di test collegando in serie tre resistenze induttive da 8Ω-5W in modo che presentassero sia resistenza che una reattanza rilevante, caso normale quando si tarano le antenne. Ho scelto 10.100MHz come frequenza e ho collegato questo carico di test all'analizzatore vettoriale per vedere che impedenza presentasse:



Il VNA mostra che a 10.100MHz questo carico ha impedenza R=29.65Ω, X=213.33Ω, l'induttanza dei tre resistori è di 3.36µH ed il ROS è piuttosto alto: 32.87.



Per eseguire l'accordo, ho scelto un semplice circuito ad "L" passa alto in configurazione "step-up":



Utilizzando un induttanza "roller" e un condensatore variabile ho creato il mio accordatore ad "L" ed ho accordato il carico a 10.100MHz usando il VNA per misurare il ROS:



Regolando i valori con cura, sono riuscito ad ottenere un accordo pressoché perfetto, con R=49.8Ω, X=0.05Ω e ROS=1.02:



E, fin qui, ci siamo.

Misura dei componenti
Il prossimo passo consiste nel misura l'induttanza del roller e la capacità del condensatore variabile una volta configurati per l'accordo:





Abbiamo che C=66.24pF e L=0.939µH.

Ma perché proprio questi esatti valori riescono ad eseguire l'accordo?

La magia dei circuiti
Il principio che consente ad un accordatore di accordare è quello alla base del "trucco" che anche gli elettrotecnici principianti sfruttano per "creare" nuovi valori di resistenza combinando in serie o parallelo altri resistori a loro disposizione.

Prendiamo due resistori R1 ed R2:



Misuriamo R1=100.048Ω e R2=327.47Ω.

Se li combiniamo in serie, otteniamo [1] Rs=R1+R2=427.518Ω, confermato dalla misura di 427.51Ω.

Se li combiniamo in parallelo, otteniamo invece [2] Rp=1/((1/R1) + (1/R2))=76.635Ω che pure è confermato dalla misura (76.639Ω). L'operazione 1/x è chiamata il reciproco di x, pertanto [2] può essere espressa come il reciproco della somma dei reciproci delle resistenze.

Dalla resistenza all'impedenza
Il caso della resistenza visto sopra è solo un caso speciale, valido per la corrente continua, di un caso più generale chiamato impedenza. L'impedenza descrive un componente in termini di resistenza e di reattanza ad una data frequenza; alla frequenza di 0Hz, otteniamo il caso a corrente continua visto sopra.
Quando misuriamo un'antenna con il nostro analizzatore, possiamo leggere direttamente sul display la resistenza (R) e la reattanza (X) che costituiscono l'impedenza dell'antenna alla frequenza in esame.

È importante sottolineare che l'impedenza è sempre formata da due numeri: R e X. Quando viene indicato un solo numero c'è sempre qualcosa di sottinteso: ad esempio, quando in genere si dice "50Ω" si intende "R=50Ω X=0Ω".

L'accoppiata di valori R e X che formano l'impedenza descrive un circuito equivalente costituito da un resistore ideale con resistenza R in serie ad un condensatore (se X è negativo), un induttore (se X è positivo). Se X è zero, il circuito corrisponde al solo resistore e si definisce risonante.

Come si calcola la reattanza "X"?
Mentre la componente "R" dell'impedenza è semplicemente la resistenza in Ω, il valore di "X" è leggermente più complicato. Infatti il suo valore, sempre espresso in Ω, dipende dalla frequenza e dalla capacità o induttanza del componente reattivo.

In caso di reattanza induttiva abbiamo: X=2π·f·L

In caso di reattanza capacitiva abbiamo: X=-1 / 2π·f·C

Dove:

  • f è la frequenza in MHz
  • C è la capacità in µF
  • L è l'induttanza in µH
  • π è 3.14159
Con queste informazioni possiamo ora calcolare l'impedenza R,X dei componenti dell'accordatori, cioè il condensatore e l'induttore.

L'induttore ha induttanza L=0.939µH; a 10.1MHz la sua reattanza è X=2π·10.1MHz·0.939µH=59.589Ω. Il nostro induttore non è ideale e presenta a 10.1MHz anche una resistenza in serie di circa 1Ω. Pertanto, l'impedenza dell'induttore è:

ZL: 0.939µ[email protected]RL=1Ω, XL=59.589Ω

Possiamo ora calcolare lo stesso valore per il condensatore, la cui capacità è C=66.24pF=0.00006624µF (non dimentichiamo che se usiamo i MHz come frequenza, dobbiamo usare i µF per le capacità, non il pF!). Abbiamo quindi X=-1/2π·10.1MHz·0.00006624µF=-237.891Ω. I condensatori di questo tipo, a differenza delle induttanze, hanno ESR molto bassa per cui possiamo tranquillamente considerare R=0Ω:

ZC: [email protected]RC=0Ω, XC=-237.891Ω

Il circuito accordato
Il nostro circuito accordato (antenna più accordatore) è composto da tre componenti: l'antenna, il condensatore e l'induttore. Siamo anche a conoscenza dell'impedenza R,X di tutti e tre i componenti.

Questo è lo schema del circuito complessivo, dove ZA è il nostro carico (antenna), ZC è il condensatore e ZL è l'induttore:



La prima cosa che notiamo è che ZC (il condensatore nell'accordatore) e ZA (l'antenna) sono in serie:



Se fossero stati semplici resistori in corrente continua, li avremmo sommati sostituendoli con un circuito equivalente costituito da un solo resistore.

Il fatto interessante è che anche le impedenze possono essere sommate e sostituite con un componente equivalente. L'operazione di "somma" tra impedenze deve prendere in ingresso la R e la X dei due addendi e ritornare come risultato una nuova coppia di R e X. In questo caso, il calcolo da eseguire per la combinazione in serie è piuttosto elementare perché basta sommare separatamente le R e le X:

RB = RC + RA = 0Ω + 29.65Ω = 29.65Ω
XB = XC + XA = -237.891Ω + 213.33Ω = -24.561Ω

A questo punto possiamo sostituire ZC e ZA in serie con una singola impedenza ZB definita come RB = 29.65Ω e XB = -24.561Ω ottenendo pertanto il seguente circuito equivalente:



Ci sono ora rimasti due componenti in parallelo: qual'è la loro impedenza combinata?

La formula [2] per le resistenze in parallelo suggerisce che dovremmo calcolare il reciproco di ZL e di ZB, sommarli ottenendo ZD' e quindi calcolare il reciproco di ZD'. Ma come si calcola il reciproco di un'impedenza che è formata da due numeri R e X?

L'impedenza R', X' reciproco di una data impedenza R, X si calcola con le formule qui riportate:

R' = R/(R2+X2)
X' = -X/(R2+X2)

Cominciamo quindi a calcolare il reciproco di ZL:

RL' = RL/(RL2+XL2) = 1/(12+59.5892) = 0.00028154
XL' = -XL/(RL2+XL2) = -59.589/(12+59.5892) = -0.0167769

Calcoliamo anche il reciproco di ZB:

RB' = RB/(RB2+XB2) = 29.65/(29.652+(-24.561)2) = 0.020002
XB' = -XB/(RB2+XB2) = -(-24.561)/(29.652+(-24.561)2) = 0.016569

Ora, secondo la formula [2], sommiamo i due valori in ZD' e ne calcoliamo il reciproco ZD:



Cominciamo calcolando ZD':

RD' = RL' + RB' = 0.00028154 + 0.020002 = 0.02028354
XD' = XL' + XB' = -0.0167769 + 0.016569 = -0.0002079

Ora calcoliamo il reciproco di ZD' per ottenere ZD e la "magia" sarà completa:

RD = RD'/(RD'2+XD'2) = 0.02028354/(0.020283542+(-0.0002079)2) = 49.2959
XD = -XD'/(RD'2+XD'2) = 0.0002079/(0.020283542+(-0.0002079)2) = 0.5053

L'impedenza finale dell'intero circuito è R=49.2959Ω X=0.5053Ω, cioè quasi un match perfetto (ROS=1.02) per l'impedenza desiderata di R=50Ω X=0Ω e corrispondente all'impedenza R=49.8Ω, X=0.05Ω misurata inizialmente dopo l'accordo.

Grazie ai componenti aggiunti dall'accordatore, l'intero circuito comprendente il carico è ora perfettamente accordato!

Potenza dissipata dall'accordatore
Quant'è la potenza realmente "persa" nell'accordatore? La potenza può essere dissipata solo dalla componente resistiva dell'impedenza. Se potessimo costruire accordatori con componenti ideali, cioè puramente reattivi, la potenza dissipata dall'accordatore sarebbe nulla e tutta la potenza andrebbe in antenna.

La potenza dissipata da ciascun componente può essere calcolata con regole analoghe a quelle utilizzate in corrente continua delle reti resistive. Non ci addentreremo in tali calcoli in questa sede, ma possiamo tenere presente che i nostri accordatori hanno resistenze interne molto basse e nella maggior parte di accordi, dissipano quantità irrilevanti di energia.

Questo fatto è evidente nell'immagine termica del mio accordatore di esempio che, nonostante stia alimentando un carico con ROS pari quasi a 33, è completamente freddo.



Conclusioni
Un accordatore è in grado di trasformare l'impedenza di un carico nell'impedenza richiesta dal generatore creando un circuito che, combinato in serie/parallelo con il carico, produce l'impedenza desiderata. Dato che i componenti aggiunti dall'accordatore sono di tipo reattivo, essi non dissipano potenza. Negli accordatori reali, dato che i componenti reattivi non sono ideali, una porzione in genere irrilevante di potenza è dissipata dagli stessi, mentre la quasi totalità dell'energia raggiunge il carico.

Ciaoo
Davide
#21
Ciao a tutti.

Mentre consultavo il PNRF-2018 (Piano Nazionale Ripartizione Frequenze) mi sono accorto che il MISE ha sentito la necessità di esplicitare alcune restrizioni riguardo l'uso dei PMR-446.

Questa era la nota 101C del PNFR precedente, quello del 2015:

Le bande di frequenze 446-446,1 MHz e 446,1-446,2 MHz sono anche attribuite al servizio mobile terrestre e rispettivamente designate, in accordo con le decisioni CEPT ERC/DEC/(98)25 e CEPT ECC/DEC/(05)12, per essere impiegate ad uso collettivo da apparati portatili con antenna incorporata, denominati rispettivamente "PMR 446" e "PMR 446 Digitale" per comunicazioni vocali a breve distanza.
La larghezza di banda del canale è di 12,5 kHz, (nel caso PMR 446-D è anche permessa la larghezza di 6,25 kHz) e la massima potenza equivalente irradiata è di 500 mW. 
Tali applicazioni rientrano nel regime di "libero uso" ai sensi dell'art. 105, comma 1, lettera p) del Codice delle Comunicazioni elettroniche, emanato con decreto legislativo 1° agosto 2003 e successive modifiche, analogamente a quanto previsto per le "comunicazioni in banda cittadina C.B.", salvo quanto disposto dal capo 6 art.145 (dichiarazione) e dall'allegato 25 dello stesso Codice
Le utilizzazioni PMR446-Digitale non devono causare interferenze ai collegamenti del servizio fisso, né possono pretendere protezione da essi. Nella banda di frequenze 446,1-446,2 MHz, resta la possibilità di continuità di esercizio per i collegamenti esistenti fino alla loro scadenza e non ne saranno più autorizzati di nuovi.


Questa invece la stessa nota nel 2018:

In accordo con la decisione 2006/771/CE e successive modifiche, la banda di frequenze 446,0-446,2 è anche attribuita al servizio mobile terrestre e designata, in accordo con la decisione CEPT ECC/DEC/(15)05, per essere impiegata ad uso collettivo da apparati portatili con antenna integrata, denominati "PMR 446" per comunicazioni vocali a breve distanza. La larghezza di banda del canale è di 12,5 kHz nel caso di PMR analogici e di 6,25 kHz e 12,5 kHz nel caso di PMR digitali.
La massima potenza equivalente irradiata (e.r.p.) è di 500 mW ed è vietato l'uso di stazioni base, ripetitori o di qualsiasi infrastruttura fissa.
Tali applicazioni rientrano nel regime di "libero uso" ai sensi dell'art. 105, comma 1, lettera p) del Codice delle Comunicazioni elettroniche, emanato con decreto legislativo 1° agosto 2003 e successive modifiche, analogamente a quanto previsto per le "comunicazioni in banda cittadina C.B.", salvo quanto disposto dal capo 6 art.145 (dichiarazione) e dall'allegato 25 dello stesso Codice.
Le utilizzazioni PMR446 non devono causare interferenze ai collegamenti del servizio fisso, né possono pretendere protezione da essi. Nella banda di frequenze 446,1-446,2 MHz, resta la possibilità di continuità di esercizio per i collegamenti esistenti fino alla loro scadenza e non ne saranno più autorizzati di nuovi.


Hanno esplicitamente vietato "ripetitori" e comunque "qualsiasi infrastruttura fissa" il che sembrerebbe mettere una parola finalmente chiara sulla legalità di pappagalli ed altre infrastrutture collegate ai PMR-446 (come gateway, ecc.).

Ciaoo
Davide
#22
Ciao a tutti.

Volevo segnalare che su RadioKit Elettronica di Gennaio a pagina 20 c'è un articolo a firma di Pierluigi IW4BLG che spiega come mai i Baofeng UV-5R diventino improvvisamente sordi non appena vi si collega un'antenna diversa dall'originale.
Sembra che il circuito LC presente nella sua antenna originale sia stato deliberatamente disegnato in modo da costituire un filtro passa-alto con frequenza taglio tale da escludere le broadcast 88-108, riducendo così il desensing ma senza incidere sui costi.
Per chi volesse approfondire, sulla rivista indicata sopra ci sono tutti i dettagli, le prove strumentali e l'analisi di una antenna sezionata.

Ciaoo
Davide
#23
Sezione Amministrativa / Esito esami Lombardia 2018
22 Dicembre 2018, 17:36:30
ESITO ESAMI LOMBARDIA 2018

Candidati iscritti agli esami: 115
Presenti alla prova: 103

PROMOSSI 84 (81,6 %)
RESPINTI 19 (18,4 %)

I candidati promossi riceveranno le patenti entro la fine del mese di gennaio p.v.; nella busta troveranno anche un modulo prestampato, da compilare e munire di marca da bollo da 16,00 euro, il quale, con allegato fotocopia patente radioamatore appena ricevuta + fotocopia fronte/retro della propria carta identità valida, andrà poi spedito con Raccomandata + AR al Ministero Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni a Roma per il rilascio del nominativo.
#24
Ciao a tutti.

Comunicato stampa dell'Arma dei Carabinieri:

Comando Provinciale di  - Arezzo, 18/12/2018 11:39
I Carabinieri della Stazione di Montevarchi, in collaborazione con i colleghi della Stazione di Levane, hanno proceduto a denunciare all'autorità giudiziaria un italiano, 43enne, residente a Montevarchi.
L'uomo, nel mese di novembre, si era più volte intromesso nelle comunicazioni radio della Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di San Giovanni Valdarno, disturbando la normale attività lavorativa dei militari.Dopo una meticolosa attività d'indagine, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di perquisizione nell'abitazione dell'uomo, rinvenendo due apparati scanner che sono stati prelevati e sottoposti a sequestro.
L'italiano ha subito ammesso le proprie responsabilità, riferendo di aver commesso il gesto per scherzo e senza particolari motivazioni: è stato quindi segnalato alla Procura della Repubblica di Arezzo, dove dovrà rispondere della violazione di due articoli del codice penale che prevedono pene importanti (fino a cinque anni): installazione di apparecchiature atte ad intercettare comunicazioni  e cognizione ed impedimento illecito di comunicazioni.
Il fatto che taluni apparecchi siano di libera vendita non deve trarre in inganno gli utilizzatori che devono sempre essere consapevoli del fatto che non è consentito sintonizzarsi sulle frequenze delle forze dell'ordine e, tantomeno, disturbarne le comunicazioni.
#25
Ciao a tutti.

Dopo un lungo lavoro sono finalmente lieto di pubblicare la versione 2.0 di "IZ2UUF Morse Koch CW".
Essa è una completa riscrittura dell'app che prende atto delle centinaia di mail ricevute negli anni dagli oltre 60.000 utenti che l'hanno installata ed utilizzata.

A causa della base di installato esistente, la nuova versione non può essere lanciata senza una preventiva fase di test esteso. Per questo ho messo l'applicazione in beta testing pubblico: chiunque può partecipare e ricevere in anteprima la nuova versione, provarla e riportare eventuali problemi, bug, critiche, commenti e qualunque altra cosa possa aiutare a rendere il prodotto migliore.

Le modalità di accesso al programma di beta testing sono descritte qui: https://www.iz2uuf.net/cw/beta.php

Il sito di supporto alla nuova app è: https://www.iz2uuf.net/cw

Grazie in anticipo a chi vorrà partecipare.
Ciaoo
Davide
#26
La Sezione A.R.I. di Milano organizza per domenica 21 ottobre 2018 "Fora la Fuffa", 13ª mostra scambio per radioamatori dedicata a tutto ciò che interessa solo il mondo radiantistico

Centro Scolastico Gallaratese
Aula dei Vetri – Via Natta 11
dalle 08.30 alle 13.30
MM1 Lampugnano – Autobus 68

Per informazioni e/o prenotazioni: [email protected]

#28
Ciao a tutti.

Sulla bozza del PNRF del giugno 2018 c'è una piacevole sorpresa!

La banda di frequenze 5351,5-5366,5 kHz è anche attribuita al servizio di radioamatore con statuto di servizio secondario. Le stazioni del servizio di radioamatore che utilizzano la banda di frequenze 5351,5-5366,5 kHz non devono superare la massima potenza isotropa equivalente irradiata di 15 W (e.i.r.p.) (WRC-15).

Attendiamo l'approvazione e la pubblicazione sulla G.U.!

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2038314-piano-di-ripartizione-delle-frequenze-pnrf-consultazione-sulla-bozza-di-revisione

Ciaoo
Davide
#30
This topic has been moved to [BOARD].

[TOPIC LINK]
#31
Ciao a tutti.

Sono appena incappato in questa pubblicità:



15W su un portatile? Gulp!
Allora mi è venuta una curiosità e così ho preso una radio della stessa marca (una BF888) per fare qualche misura:





Il piccolo apparato eroga esattamente 2W come pubblicizzato. Per fare ciò consuma 1.173A a 4.9V, cioè 5.75W. Dato che solo 2W vanno in RF, i rimanenti 3.75W vanno in calore.
Ciò significa un'efficienza del 35%, cioè che data P la potenza erogata in RF, la potenza dissipata in calore è P*1.875.

Assumendo la stessa efficienza, prendiamo la nostra radio da P=15W: la potenza che andrebbe in calore sarebbe 15*1.875=28.125W.

Ora, bastano 15W dissipati su una piccola superficie per fare un saldatore:



Con quasi 30W dissipati in calore, tenere in mano quella radio mentre trasmette sarebbe come afferrare un saldatore acceso per la punta!
Ho sempre ritenuto la cosa impossibile, ma poi mi sono dovuto ricredere di fronte all'evidenza dei fatti:



Ciò prova senza ombra di dubbio l'esistenza di potenziali clienti capaci di trarre vantaggio dai 15W erogati da questo apparato!
:-D

Ciaoo
Davide
#32
Ciao a tutti.

Ho preparato un articolo che mostra come come misurare potenza e impedenza su un carico ignoto usando un oscilloscopio, riportando i riscontri con le stesse misure fatte da altri strumenti.
A causa del fatto che non tutti sono a proprio agio ad eseguire calcoli con numeri complessi, invece di illustrare i passaggi di calcolo (che per altro, a parte i numeri complessi, sono banali calcoli con la legge di Ohm ) ho realizzato un calcolatore online che prende in input le letture fatte sull'oscilloscopio e produce in output R, X, ROS, Return Loss, fase, capacità/induttanza equivalente in serie, capacità/induttanza equivalente in parallelo, resistenza equivalente in parallelo e potenza dissipata in watt e dBm.
Ecco il link:

http://www.iz2uuf.net/wp/index.php/2018/02/16/uso-delloscilloscopio-come-analizzatore-vettoriale/

Spero possa interessare.

Ciaoo
Davide
#33
Sezione Amministrativa / Strage a Milano
20 Novembre 2017, 14:28:22
Ciao a tutti.

Sono arrivati gli esiti degli ultimi esami a Milano:

PROMOSSI            97  (75,8 %)
RESPINTI              31  (24,2 %)

Rispetto al 99.9999999% di promossi degli anni precedenti, forse il ministero ha un po' stretto i cordoni dell'indulgenza nelle valutazioni.

Ciaoo
Davide
#34
La Sezione A.R.I. di Milano organizza per domenica 22 ottobre 2017

Fora la Fuffa – 12ª mostra scambio per radioamatori

dedicata a tutto ciò che interessa solo il mondo radiantistico

Centro Scolastico Gallaratese
Aula dei Vetri – Via Natta 11
dalle 08.30 alle 13.30
MM1 Lampugnano – Autobus 68

Per informazioni e/o prenotazioni [email protected]

#35
Ciao a tutti.

Segnalo questo bel video che ci porta a fare una visita su un velivolo E-4Bs NAOC (National Alternate Operations Center), un Boeing 747-200B trasformato a centro comando mobile.
Capace di volare H24 con rifornimenti in volo, è un concentrato di radio e sistemi di telecomunicazioni.
Tra le soluzioni più incredibili c'è la formidabile antenna per le bande VLF, utilizzate per comunicare coi sommergibili in immersione: un cavo trainato lungo 8 km (5 miglia), che l'aereo srotola in volo e viene tenuto teso da un canestro simile a quelli utilizzati per il rifornimento in volo ed alimentato con un amplificatore da 20kW (si vede al minuto 9'45").



Buona visione

Ciaoo
Davide
#36
Ciao a tutti.

Vi ricordo che questa domenica c'è "Fora la fuffa", il consueto mercatino scambio di ARI Milano.
Se siete in zona vi consiglio di fare un salto: essendo piena di OM che vendono materiale e non professionisti, si possono spesso spuntare ottimi affari.

Centro Scolastico Gallaratese
Aula dei Vetri – Via Natta 11
dalle 08.30 alle 13.30
MM1 Lampugnano – Autobus 68

#37
Ciao a tutti.

Riguardo agli esami 2016, è cambiata la commissione per quanto riguarda la parte MISE ed ha deciso di effettuare gli esami in maniera diversa rispetto alle precedenti, rifacendosi all'esperienza della regione Liguria da cui hanno preso metodologia e quiz d'esame.

- Le domande del tema saranno 60 quiz a risposta multipla (4 possibili risposte)
- Tempo a disposizione sarà di 4 ore
- Massimo numero di errori consentito 24
- La correzione verrà effettuata immediatamente al momento della consegna (finalmente!)

Una cosa molto importante è che sul sito del MISE Liguria c'è la disponibilità di tutte le domande che potranno essere effettuate durante l'esame.

Ciaoo
Davide
#38
Ciao a tutti.

Vi ricordo che lunedì 19 settembre 2016, alle ore 21.15, presso la sede di ARI Milano in via Natta 11, avranno inizio i corsi per patente radioamatoriale e di CW.

Chi volesse iscriversi o avere informazioni è ancora in tempo e può farlo scrivendo all'indirizzo email [email protected].

A lunedì!

Ciaoo
Davide
#39
Ciao a tutti.

Oggi, nel comune di Spessa Po, sono stato raggiunto da una pattuglia dei Carabinieri in sirena che mi ha intimato l'alt. Quando il militare seduto al lato del passeggero è sceso, come ho visto negli specchi, si è slacciato il fermo che blocca la pistola e si è avvicinato con molta circospezione. Motivo del controllo: verificare il possesso di autorizzazione per le radio che avevo in macchina. Sul tetto infatti avevo una bibanda veicolare magnetica che stavo usando per l'APRS.
Mi hanno preso l'AG, l'hanno portata sulla loro macchina e dopo qualche minuto mi hanno restituito tutto con tanti saluti.
Sono rimasto sopreso quando la prima e unica cosa che mi ha detto è stata "Lei ce l'ha autorizzazzione per questo baracchino?".
Forse un controllo estemporaneo o forse le radio sono tornate sotto la lente d'ingrandimento visto il periodo non felice.

Ciaoo
Davide
#40
Ciao a tutti.

E' in mostra a Dayton in Ohio il nuovo FT-891.
Come dimensioni e frontalino si direbbe un sostituto dell'857, anche se purtroppo questo nuovo apparato copre solo HF e banda 6m e non le bande del 2m e 70cm.



Come l'857, non dispone di tuner interno.
E' dotato di serie di roofing filter a 3kHz e di un "quick spectrum scope" che si spera sia qualcosa di usabile e non quella schifezza che c'è sul 1200.

Questo è il link di provenienza: qrznow.com-

Ciaoo
Davide
#41


Promesso per la fine del 2016, fa tutto:
- tribanda 144/220/430 (i 220 sono solo USA)
- 20W di potenza
- fa DMR/dPMR/C4FM/DSTAR/P25 e la normale FM
- sull'FM supporta l'RDS anche per gli OM (con il callsign trasmesso sotto la comunicazione)
- con una SIM (presumo) ha la possibilità di connettersi alla rete LTE e fare i collegamenti anche tramite quella tramite reflector su internet.

Ecco il link del produttore con tutte le caratteristiche: wirelesshold.com

Ciaoo
Davide
#42
Ciao a tutti.

Recentemente ho eseguito una serie di simulazioni massive per verificare l'efficienza di radiazione di una long-wire a lunghezze variabili da 10 a 200m a passi di 1m su cinque bande: 10, 20, 40, 80 e 160m.
L'efficienza di radiazione è un valore che fornisce il simulatore quando calcola il far-field: si tratta della percentuale di potenza effettivamente irradiata contro quella che va a scaldare il terreno e i fili dell'antenna.
Questa misura non comprende le eventuali perdite dei vari trasformatori, coassiali, accordatori, ecc.: indica esclusivamente quanta della potenza che effettivamente è immessa nell'antenna vera e propria venga irradiata nell'etere.
La configurazione scelta è quella di un filo orizzontale a 10m d'altezza alimentato in maniera sbilanciata, cioè con un lato a terra.



I risultati li ho pubblicati a questo link. Quando avrò un po' di tempo tradurrò l'articolo anche in italiano.

La conclusione è però che una longwire ha un'efficienza molto bassa (pochi punti percentuali nelle bande basse) che, a differenza di quel che ci si poteva immaginare, cala al crescere della lunghezza del radiatore.
Una end-fed ha un'efficienza accettabile solo quando è una EFHWA, cioè un multiplo di mezze onda nelle varie bande. Nelle configurazioni random, la sua efficienza diventa bassissma.

Diverso è il caso del dipolo random:



A parità di sviluppo totale e altezza di montaggio, il dipolo vince sempre a mani basse sulla end-fed. Non solo, ma la variabilità di efficienza del dipolo al cambiare delle lunghezze è molto limitata.

Proviamo ad esempio a vedere un confronto tra un dipolo e una end-fed in 80m:



Come si vede, un dipolo con una lunghezza a piacere dai 20 ai 100m complessivi è più efficiente di una long-wire di qualunque lunghezza. Infatti mostra un'efficienza che varia dal 40% al 50% quando in appena un caso la long-wire supera il 40% (cioè quando è esattamente una mezz'onda), mentre in tutti gli altri casi ha efficienza molto bassa, spesso sotto il 10%.

Come si può vedere nell'articolo completo, la cosa si ripete per tutte le bande.

In effetti nei vari confronti tra doublet e end-fed la tendenza che viene fuori è quella: a parità di condizioni, le end-fed 1/2 arrivano quasi ad eguagliare le prestazioni delle doublet, mentre negli altri casi i risultati sono molto più modesti.

Per cui quello che mi sento di consigliare, prima di adottare una end-fed, specie se random, tentare il possibile per installare invece due fili più o meno della stessa lunghezza a formare un dipolo, anche a V o altre forme, ma evitare di alimentare un'antenna sbilanciata. Inoltre, se la end-fed non ha uno scopo particolare (es. la beverage), è meglio evitare di eccedere nella lungheza del filo quando si realizza una long-wire perché l'efficienza va dimiunendo con l'aumentare della lunghezza.

Ciaoo
Davide
#43
Ciao a tutti

Nuntio vobis gaudium magnum che in seguito all'enorme successo che ha riscosso il compendio in tre puntate Alla scoperta del DMR, la sezione ARI di Milano ha deciso di promuovere una serata a tema sull'argomento. A questo link tutti i dettagli.
Relatori saranno Emanuele IU2CIQ, autore del compendio, e Giorgio IZ2JGB, responsabile ponti e beacon di ARI Milano.
La serata è aperta a tutti, soci e non soci. Spero di vedere numerosi gli amici che logisticamente abbiano la possibilità di recarsi qui a Milano.

#44
Ciao a tutti.

Per motivi di lavoro sono spesso alle prese con gli standard che nel futuro condizioneranno le reti cellulari. Periodicamente vengono
Nel secondo quadrimestre di quest'anno sarà approvata la "release 13" e le proposte che contiene, insieme a quelle già approvate nella release 12, sono interessanti da un punto di vista radiantistico.
Infatti tra le novità introdotte da queste release si annoverano quelle dedicate a alle "critical communication" e alla "public safety". Quindi comunicazioni dedicate a forze dell'ordine, protezione civile, sanitari e in generale alle comunicazioni di emergenza.

Le funzioni che saranno offerte, tra le altre, sono:

  • D2D (Device to Device), cioè la possibilità di comunicare in diretta tra cellulari senza la presenza di una centrale attiva;
  • PTT, cioè la possibilità di parlare in gruppi con la funzione PTT come una normale radio;
  • gruppi virtuali, cioè gruppi di utenti che possono parlarsi tra di loro come se avessero le radio;

Naturalmente tutto anche con funzioni dati ad alta velocità tipiche del 4G (e con la Rel.14 sarà 5G): quindi possibilità di mandarsi video, foto, dati, ecc.

Tutto ciò non va confuso con i vari Zello & co., che usano la rete internet e la cui affidbilità lascia il tempo che trova: queste funzionalità saranno supportate a livello di protocollo della rete cellulare e saranno supportate da tutti i chipset LTE aggiornati alla relativa release.
L'evoluzione del resto è quella naturale, verso una unificazione delle reti e dei sistemi che sempre di più presentano caratteristiche tecniche e necessità sovrapponibili.

Ciaoo
Davide
#45
ALLA SCOPERTA DEL DMR

ARI Milano presenta la serie "Alla scoperta del DMR" a cura di Emanuele IU2CIQ. Un compendio sulla tecnica e l'attualità di questo protocollo digitale nato per impieghi civili ma ormai universalmente adottato anche dai radioamatori. Buona lettura.

http://www.arimi.it/Site/public/NR462.pdf
#46
Ciao a tutti.

Così, giusto per curiosità, ieri sera stavo facendo dei test per verificare una problematica di difforme copertura del nostro ponte DSTAR e di RU7 entrambi sul Pirelli (il DSTAR arriva a fatica dove RU7 arriva bene).
Così per verificarne sensibilità e desensing ho provato ad eseguire QSO su entrambi con antenna esterna sul mio tetto e attenuatore Weinschel a passi da 0.25dB in serie per vedere se il DSTAR, per qualche problema tecnico, avesse richiesto segnali molto più forti di RU7.
Ebbene è risultato che con il DSTAR siamo riusciti a fare un QSO chiarissimo con un segnale leggermente inferiore (2dB) di quello necessario per impegnare l'RU7. La potenza minima necessaria si è aggirata attorno ai 0.6mW (0.0006W) in uscita della radio. Ovviamente non con il gommino ma con una GP6 a 40m da terra in totale e aperta visibilità verso il grattacielo Pirelli ad una distanza di 10.3kM.
Una volta impegnato con la minima potenza, essendo il mio segnale stabile, la conversazione su DSTAR è avvenuta con la consueta qualità mentre quella FM era frusciatissima e appena comprensibile.

Ciaoo
Davide
#47
Da circa vent'anni, il Coordinamento Comitati Milanesi, con il patrocinio del Comune di Milano e della Città Metropolitana, premia trenta persone e dieci associazioni con il Premio alla Virtù Civica «Panettone d'Oro». Per selezionare i più meritevoli, come recita il sito dedicato, la giuria non sceglie i premiati in base alla notorietà dell'atto compiuto o al numero di segnalazioni ricevute, ma valuta attentamente la costanza con cui le persone segnalate hanno messo in pratica e aiutato a diffondere un esemplare comportamento civico nella città metropolitana di Milano.

È con grande orgoglio che annunciamo che quest'anno, tra le dieci associazioni, sarà premiata ARI-RE Lombardia per il grande impegno speso in favore di Expo2015. Unica associazione chiamata a partecipare all'organizzazione di Expo2015 sin dall'ottobre 2013, ARI-RE è stata inserita per decreto nel sottogruppo 4A, insieme ai TLC di Questura, VVFF, Carabinieri, Polizia Locale e via dicendo, per progettare ed armonizzare l'intero sistema di telecomunicazioni interforze e fornire canali alternativi di emergenza. Dall'inizio dell'evento, 142 operatori hanno garantito copertura continua con una rete di comunicazioni alternativa tra i centri nevralgici e il territorio. Essendo stato l'evento classificato "Difesa Civile" per il rischio attentati, alla struttura di ARI-RE è stata chiesta la massima riservatezza, richiesta che è stata puntualmente rispettata da tutti gli operatori coinvolti.

Il premio sarà consegnato sabato 6 febbraio alla presenza del sindaco di Milano, Avv. Pisapia e di altre autorità della Città Metropolitana.

Concluderei con: ARI-RE, FATTI, NON PAROLE.  :-D

#48


Ciao a tutti.

Come sapete, praticamente tutte le marche producono apparati UHF dotati di connettore SO-239 (la femmina del PL), spesso a seconda del mercato: N in Europa, PL nel resto del mondo. Ad esempio, anche apparati costosi come i nuovi Yaesu FT-991 e Icom IC7100 sono offerti in versione con SO-239 per VHF/UHF; ci sono perfino ripetitori professionali UHF di marca Motorola dotati di prese PL!
Non solo, ma molti applicano un convertitore N-SO239 e collegano così la loro antenna UHF con il PL (eresia!).
Le conseguenze di ciò sono spesso descritte con "maggiori perdite", "ROS aumentato", "perdite inaccettabili in UHF" e via dicendo.
Ma, in sostanza, cosa cambia realmente tra usare in UHF un N o un PL (o anche un convertitore) su una di queste radio?

Ecco il link, buona lettura: Apparati UHF con il PL: quanto si perde?

Ciaoo
Davide
#49
Ciao a tutti.

Volevo segnalare a chi già non lo sapesse, che collegandosi alla ROOM ITALY la propria posizione GPS viene visualizzata in tempo reale sul network APRS con simbolo "W":



La posizione è ovviamente quella trasmessa dal proprio terminale.

Ciaoo
Davide
#50
Ciao a tutti.

Mi trovo nell'esigenza di impiegare antenne con cavo coassiale in una casa di vacanza in cui non posso forare il muro.
Per questo ho deciso di sperimentare questa soluzione:



Si tratta di 13cm di filo smaltato da 0.8mm avvolto "twisted" saldato a due SMA femmina.
Due fili da 0.8mm spaziati tra di loro 0.05mm (lo spessore della smaltatura) formano una linea bifilare di impedenza prossima ai 50 ohm che può essere quindi inserita tra due coassiali.
Questo tratto di linea può essere tranquillamente chiuso nella battuta di una finestra.

Ho naturalmente eseguito le misure del caso. Il diagramma sotto indica il ROS introdotto dal tratto di linea in questione rispetto ad un carico calibrato e la relativa attenuazione aggiunta.



Come si vede, il ROS dovuto a questo componente è 1.01 a 60 MHz, 1.04 a 144 MHz e 1.81 a 433 MHz.
L'attenuazione è 0.03dB a 30 MHz, 0.09dB a 144 MHz e 1.32dB a 433 MHz.

I fili smaltati, in base al "grade", sopportano tensioni di rottura a partire dai 500V in su, che significano 600W a 50 ohm. Per questo ritengo che il funzionamento sia sicuro lavorando anche con 100W.

Ho eseguito le misure con il filo chiuso nella finestra senza rilevare variazioni degne di nota.

In sostanza, questa soluzione può essere considerata ininfluente fino alle VHF, mentre è ancora perfettamente usabile anche in UHF.
Se la finestra lo consente, si può accorciare ulteriormente la linea migliorando le prestazioni in UHF.

Spero che questo test sia utile a qualcuno che ha questo problema o che vuole utilizzare le proprie radio anche presso case temporanee di villeggiatura senza essere costretto a rimanere con le finestre aperte.

Ciaoo
Davide